la Repubblica, 7 agosto 2018
E se non fosse di Leonardo il “Salvator Mundi”?
E adesso chi lo dice al Louvre di Abu Dhabi? Mentre il museo degli Emirati si prepara a celebrare – il 18 settembre prossimo – l’ingresso del Salvator Mundi nella sua collezione, ecco che qualche voce autorevole rischia di rovinare la festa. Il dipinto più costoso della storia, venduto da Christie’s a New York nel novembre 2017 per 450,3 milioni di dollari, non sarebbe di Leonardo.
I dubbi sull’attribuzione non sono una novità. Ma, nei mesi scorsi, la comunità scientifica aveva per lo più gridato al miracolo. Nomi di peso come Pietro C. Marani, Martin Kemp, Maria Teresa Fiorio, Carmen C. Bambach avevano assegnato l’opera controversa e molto segnata dal restauro al genio di Vinci, contribuendo a farne lievitare le quotazioni. Adesso che il record è stato toccato, si assiste a una curiosa inversione di tendenza.
Guida la squadra degli “scettici” il britannico Matthew Landrus, ricercatore a Oxford e autore di ponderosi tomi leonardeschi. A settembre darà alle stampe la nuova edizione della sua monografia (200mila copie vendute, traduzione in 15 lingue) dove attribuirà il Salvator Mundi a Bernardino Luini (1481-1532), strepitoso allievo di Leonardo ma dal brand decisamente meno redditizio per i super collezionisti: le sue opere valgono a stento un milione di dollari. La tesi di Landrus, che paragona l’opera di Abu Dhabi al Cristo tra i dottori della National Gallery di Londra, quadro certo di Luini, ha scoperchiato il vaso di Pandora. Storici dell’arte come il tedesco Frank Zöllner e l’inglese Charles Hope si sono finalmente esposti per sostenere che, in effetti, la tela da guinness dei primati può essere indicata tutt’al più come di “bottega leonardesca”. Dal Louvre di Parigi tacciono. Si dice, però, che da tempo lo staff della casa madre francese avesse espresso perplessità per il Salvator Mundi. Questo, come si sa, fu sottoposto a un robusto make up, prima di essere presentato alla mostra di Londra che ne decretò la fortuna nel 2011. Un’ascesa fulminante per quel lacerto rinascimentale affiorato sul mercato in Louisiana e venduto nel 2005 per diecimila dollari. In meno di dieci anni, la tela arriva a costare 127,5 milioni di dollari, il prezzo con cui se l’aggiudica l’oligarca russo Dmitry Rybolovlev, prima di mandarla all’asta da Christie’s. Che sia di Leonardo o meno, per la costruzione mediatica cucitagli addosso, il Salvator Mundi è il vero capolavoro del terzo millennio. Dove più della storia poté lo storytelling.