La Stampa, 7 agosto 2018
Musulmani, gay e dive tv: i nuovi volti dei democratici contro Trump
Il primo candidato musulmano alla guida di uno Stato Usa, paladini dei sindacati, dive tv, il popolo Lgbt e rappresentanti di Main Street per ripartire dal basso. Inizia il prossimo 6 novembre l’offensiva elettorale anti-Trump, con l’appuntamento alle urne per il voto di Metà mandato, con cui si rinnovano 435 seggi ala Camera, 35 al Senato e 39 governatorati.
Rottamazione e Sanders
È la prima grande prova elettorale dopo la travolgente vittoria di Donald Trump alle presidenziali del 2016, a cui è seguito, sia sulla sponda repubblicana sia su quella democratica, un perdurante vuoto politico in termini di leadership e di volti iconici capaci di tenere testa al presidente più sui generis della storia degli Stati Uniti. Ecco allora che a sinistra è partita la «rottamazione» per far posto al nuovo, un cambiamento trasversale che ha come leit motiv la recisione del cordone ombelicale all’establishment e un ritorno all’agenda progressista. Un rinnovamento il cui primo tagliando è previsto con le primarie di partito come quelle di oggi in cui si cimenta Abdul El-Sayed, primo cittadino di fede musulmana a correre per la poltrona di governatore. El Sayed, 32 anni medico epidemiologo con una lunga lista di titoli di studio al suo attivo, e un curriculum sportivo di tutto rispetto tra football, wrestling e lacrosse, è figlio di un ingegnere egiziano emigrato e risposato con un’americana protestante, convertita all’Islam che l’ha cresciuto nella difficile periferia di Detroit. Un programma, il suo, che abbraccia istanze ultra liberal alla Bernie Sanders – no donazioni dai Super Pac e Corporation, aumento del salario minimo a 15 dollari all’ora, legalizzazione della marijuana, trasformazione del Michigan in «Stato rifugio» per gli immigrati senza documenti. Ma sempre nel rispetto della separazione tra Stato e chiesa. A contendergli la poltrona è Gretchen Whitmer, considerata la paladina dello United Auto Workers, il sindacato dell’industria delle auto di Detroit. Le «Union» tornano infatti a cavalcare la scena politica, dopo l’eclissi durata diversi anni, con una mobilitazione massiccia nella Rust Belt. Nancy Stough, ex operaia di Harley Davidson, famiglia di sindacalisti da generazioni: sta portando avanti la campagna per riportare le tute blu dalla parte dell’Asinello dopo lo scippo di Trump del 2016.
L’onda arcobaleno
Il vento di rinnovamento è animato anche dall’onda arcobaleno, quella degli oltre 400 esponenti della comunità Lgbt che a novembre tenteranno di essere eletti. Un numero record: mai una tornata elettorale negli Usa era stata caratterizzata da una presenza così massiccia di candidati gay, bisex e transgender, pronti a portare fino a Capitol Hill la battaglia per la difesa dei loro diritti.
Le celebrità
Non mancano celebrità come Cynthia Nixon, la Miranda di «Sex and the City», pronta a scavalcare a sinistra il governatore Andrew Cuomo (al termine del suo secondo mandato) sfidandolo per la guida di New York. C’è infine un congruo numero di professionisti della classe media, come Lisa McCormick che in New Jersey sfida alle primarie il veterano Bob Menendez per un seggio al Senato. Piccola imprenditrice, con una campagna squattrinata, è già riuscita a cooptare il 40% dei consensi tra i democratici, simbolo di un ritorno al passato, ovvero a Main Street (l’economia reale) dopo i flirt pericolosi tra democratici e Wall Street che hanno contribuito alla debacle di Hillary Clinton nel 2016.