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 2018  agosto 07 Martedì calendario

Il mercato nero dei pallet

C’è chi li acquista in Romania in supersconto. Ed evade pure l’Iva (le chiamano “frodi carosello”). Chi li ruba dai piazzali della Gdo o li sequestra, arrivando a minacciare o ricattare anche gli autotrasportatori. Sono un bene prezioso, facilmente monetizzabile e che fa gola alla criminalità organizzata, al sud come al nord. Sono i pallet, i bancali in legno, le piattaforme che servono alle operazioni di stoccaggio di merce in depositi e magazzini, così come per facilitare le movimentazioni di carichi da spedire.
Secondo i dati di Conlegno (il Consorzio servizi legno e sughero), nel I semestre 2018 gli interventi della Guardia di Finanza, hanno già portato al sequestro di circa 3mila pezzi tra pallet e blocchetti contraffatti. Veneto, Lombardia, Lazio e Piemonte sono le regioni maggiormente coinvolte nelle azioni giudiziarie. Solo nel periodo che va da giugno 2015 a dicembre 2016 sono stati 144 gli interventi per un totale di 2,3 milioni di pallet con marchio contraffatto sequestrati. Che hanno permesso di individuare 27 imprenditori completamente sconosciuti al fisco e 34 lavoratori irregolari. 
Tuttavia, nonostante l’aumento del costo del legname, anche la produzione legale ha innestato l’acceleratore. Nel 2017, secondo la European Pallet Association, l’organizzazione che raggruppa produttori e riparatori di pallet a marchio Epal (il marchio che risponde a specifici standard Ue) sono stati 115,8 milioni i pallet complessivamente immessi sul mercato mondiale e una crescita globale del 10 per cento. In Italia, i pallet Epal hanno toccato quota 9,3 milioni di pallet Epal (+6% sull’anno precedente), di cui 5,2 milioni prodotti e 4 milioni riparati e riutilizzati. Ma siccome i pallet non sono solo quelli con il bollino europeo, ma possono pure non averlo, il giro d’affari complessivo del settore – tra produzione, riparazione e riutilizzo dei pallet – sfiora (secondo FederlegnoArredo) i 2 miliardi di euro, prodotti da circa 1500 aziende. 
«La contraffazione e la compravendita illegale di pallet sono un fenomeno molto diffuso – ha spiegato Orlando Fravega, presidente di Conlegno –. Una modalità diffusa è il furto di piccole quantità di bancali, 10 o 20, dai piazzali di corrieri o della Gdo. Spesso l’illegalità si nasconde dietro piccole società di compravendita. Rivendono e spariscono. Se comprano la merce, talvolta lo fanno in nero e vedono fatturando ad aziende spesso inconsapevoli».
Da Parma a Gubbio, da Vercelli a Treviso, il meccanismo collaudato è quello delle frodi “carosello”. Le aziende, scoperte dopo accertamenti della Guardia di Finanza, acquistano le piattaforme in legno per imballaggio in Polonia, Repubblica Ceca, Romania o Slovacchia, attraverso imprese fittizie, spesso detenute da titolari che risultano nullatenenti e che integrano la fattura di acquisto con l’Iva nazionale, procedimento che permette di non versarla all’Erario (per il sistema di credito/debito). Le società poi rivendono regolarmente i pallet con Iva a commercianti inconsapevoli, senza versare l’imposta, ma intascandosela.
«La commercializzazione e l’utilizzo di pallet contraffatti – ha aggiunto ancora Fravega – genera danni ingenti non solo all’economia del Paese ma anche all’ambiente e alla sicurezza di lavoratori e merci in fase di accatastamento, immagazzinaggio e movimentazione». Non solo. «Quasi sempre il mercato nero – ha aggiunto Fravega – porta con sé l’elusione delle regole sulla tracciabilità della filiera del legno, decisive dal punto di vista della tutela ambientale. Inoltre, la circolazione di bancali non sottoposti a trattamenti fitosanitari può alimentare la diffusione di organismi nocivi che poi si diffondo attraverso la movimentazione delle merci».
Diverso il parere di Nicola Semeraro, presidente di Rilegno e delegato Ambiente di FederlegnoArredo. «Il mercato nero e le frodi Iva sono un problema molto ridimensionato, oserei dire quasi risolto – ha detto Semeraro – da quando sui bancali usati, dal 2015, si applica il regime del reverse charge, cioè si fa ricadere l’onere Iva su chi acquista un bene (se soggetto passivo d’imposta) e non su chi vende. Temiamo di più il fatto che anche in Italia possa affermarsi il modello dell’”affitto” dei bancali, da parte di multinazionali e grandi cooperative, che dettano, alla Gdo e ai grandi gruppi, prezzi, condizioni e impongono quali prodotti usare e che rischiano di spazzare via una moltitudine di Pmi. Che oggi sono la vera “anima” del “riciclo” dei pallet». 
Con 400 milioni di movimentazioni l’anno sul mercato italiano, siamo il 2° Paese in Europa, dopo la Germania, per utilizzo di bancali. Per l’affitto, una “torta” annua da almeno 1,2 miliardi di euro. «Ma siamo anche gli unici – ha concluso Semeraro – che dai pallet, solo l’anno scorso, hanno recuperato 1,8 milioni di tonnellate di legno per farne pannelli che diventeranno mobili. Un sistema messo a punto e garantito sinora dalla “filiera” delle Pmi dell’imballaggio».