Corriere della Sera, 7 agosto 2018
Crisi delle campane, Carlo vuole salvare la storica fonderia del Big Ben
Nessuno sa se, e quando, il principe Carlo – 70 anni a novembre – diventerà finalmente re. Ma della sua attività nel ruolo di principe di Galles gli storici ricorderanno certamente insieme al sincero impegno ambientalista (cominciato molti decenni fa, in tempi non sospetti nei quali non era ancora di moda) il suo impulso, di importanza fondamentale, per la creazione del UK Historical Preservation Trust. L’associazione benemerita che lavora per preservare i monumenti e gli edifici che raccontano la Storia del Regno Unito.
La Whitechapel Bell Foundry, fonderia che dal 1740 ha creato alcune delle campane più famose, è a rischio chiusura. Il suo salvataggio è la nuova battaglia del Trust. Da quella fonderia sono uscite le campane del Big Ben, quelle dell’abbazia di Westminster, la campana della Libertà di Philadelphia (la Storia, a volte, ha anche un profondo senso dell’ironia: essa è uno dei piu famosi simboli dell’indipendenza americana dal re d’Inghilterra).
La fonderia ha chiuso, dopo 450 anni, la scorsa estate. Con dolore, il proprietario (da quattro generazioni) aveva spiegato al Financial Times che nell’ultimo anno il business era ridotto a zero e non aveva nemmeno potuto più pagare gli stipendi ai lavoratori).
E il palazzo è stato venduto (sempre riguardo al senso dell’ironia della storia: è stata venduta a un fondo d’investimento americano). La decisione dei nuovi padroni di casa: radere tutto al suolo e fare un bell’albergo di lusso, da 95 stanze.
L’Historical Preservation Trust, abituato a casi disperati di questo genere, ha fatto ricorso alla consueta creatività e si è alleato con degli altri americani: non un fondo – poco sensibili per statuto a istanze culturali o storiche – ma un’azienda di tecnologia, Factum Arte, specializzata in tecnologia di stampa 3D e nella replica di importanti manufatti (sono loro ad aver scansionato e in seguito ricreato attraverso un modello a grandezza naturale la camera mortuaria di Tutankhamon).
Factum Arte ha pronto un piano per salvare la fonderia mantenendola operativa e affiancandola a uffici hi-tech per tecnologia 3D, mentre il piano del fondo Raycliff è quello di costruire l’albergo sul tema delle campane e creare lì accanto un negozio che venda modellini di campane. Lo storico Charles Saumarez Smith ha fatto presente che la fonderia dovrebbe continuare a fabbricare campane per mantenere il suo valore storico, «la mia opinione è che il tessuto storico dell’edificio perderebbe il suo significato se non venisse più utilizzato come fonderia. Non è importante come edificio in sé, risale al diciottesimo secolo. È importante come testimonianza della nostra eredità industriale».
È un discorso complicato da affrontare in un Paese nel quale le campane non sono più un business in grado di reggersi da solo ma che dovrebbe per sopravvivere chiedere sussidi a un governo in questo momento impantanato nella trattativa per uscire dall’Unione europea. Ma è complicato da molti decenni, almeno quattro: quando l’economia praticamente decotta del Regno Unito venne rianimata dal thatcherismo che partiva dalla premessa che il manufatturiero britannico fosse arrivato al capolinea e fosse necessario il passaggio a un’economia di servizi (ironia della Storia, proprio la City è però adesso in cima alla lista delle istituzioni britanniche preoccupate da Brexit, specialmente in versione «No Deal» o come viene educatamente chiamata in molte banche d’affari, in versione «kamikaze».
E allora come si salva un’istituzione culturale che è però simbolo di una rivoluzione industriale gloriosa ma ormai completamente sepolta dalle nuove tecnologie? Con un po’ di fantasia, togliendo un albergo a una città che ne è piena e aggiungendo un business tecnologico in più.