ItaliaOggi, 7 agosto 2018
Diritto & Rovescio
In un’intervista al Corriere della Sera, Pierfrancesco Maiorino, assessore alle politiche sociali del Comune di Milano, dice testualmente: «Dal 2013 dovevamo trovare una sistemazione all’enorme afflusso dei transitanti (migranti che non venivano identificati per permettere loro di proseguire il viaggio per il Nord Europa ndr) di cui nessuno si occupava». Maiorino prosegue entusiasta dicendo che «è stata un’esperienza unica, studiata come modello in sede europea». Il protocollo di Dublino invece impone al paese europeo di approdo l’immediata identificazione con impronte digitali e foto degli arrivati, a garanzia degli altri paesi Ue. L’assessore di Milano non solo non contribuiva a esigere l’identificazione degli assistiti (obbligatoriamente prevista) ma se ne asteneva, lo dice lui stesso, per «permettere loro di proseguire il viaggio». Cioè aiutava non ad applicare la legge comunitaria, ma a violarla. E dice che lo faceva col plauso della Ue. Mah!