il Fatto Quotidiano, 6 agosto 2018
Intervista a Paolo Del Debbio: «Silvio ha ceduto lo scettro, in Forza Italia decide Tajani»
Il filosofo Paolo Del Debbio è stato tra i fondatori di Forza Italia, un quarto di secolo fa. Indi, nella sua vita da conduttore televisivo, ha incarnato più di ogni altro quel populismo da talk, su Mediaset, che a Silvio Berlusconi è stato rinfacciato dai cosiddetti moderati azzurri.
Tra B. e Salvini siamo ai materassi, ormai.
Perché Berlusconi?
È il capo di Forza Italia.
Io ti dico che lo scontro è tra Tajani e Salvini.
Il grigio Tajani.
Non sottovaluterei il ruolo di vicepresidente che gli ha affidato Berlusconi in Forza Italia. È un’autentica unzione a differenza di altre del passato, tipo Alfano. Il peso di Tajani oggi è notevole.
E quindi sulla Rai hanno litigato Salvini e Tajani.
Berlusconi si è ritagliato un ruolo terzo, di mediatore, si è tenuto fuori dallo scontro. Su Foa non era così rigido.
L’ennesimo indizio del crepuscolo berlusconiano.
Questo non lo so, so che però il mandato a Tajani è un mandato vero. Ecco, per risponderti sul crepuscolo berlusconiano: diciamo piuttosto che questa è la fase aurorale di Tajani. Nei partiti si cambia.
Ma Forza Italia non è cambiata per cinque lustri.
Oggi nel centrodestra gli spazi occupati dalla Lega di Salvini sono impraticabili per un’altra forza di quel campo. E ci sono praterie tra i moderati, ex dc o socialisti.
E Tajani li rassicura?
Partiamo da un punto: non c’è dubbio che Forza Italia attraversi una grave crisi di consensi. Nell’ultima campagna elettorale sembrava il Pd. E il Pd sembrava Forza Italia. Adesso servono parole nuove e chiare.
Le Europee sono tra pochi mesi.
Tajani è un punto di riferimento per l’Europa anti-populista. È presidente del Parlamento europeo, la sua figura è dentro l’eurocrazia.
Non è un programma da urlo, visti i tempi che corrono.
Infatti, se posso dare un consiglio elettorale, suggerirei una campagna centrata sull’Italia più che sull’Europa. Macron non lo nominerei mai.
Di questo passo, leghisti e azzurri divorzieranno.
Ma tu, scusami, ce lo vedi Salvini insieme con Tajani sullo stesso palco?
No.
Se si continua così la strada è tracciata. E a sostenerlo non è Del Debbio, ma la realtà dei fatti. A meno che…
A meno che?
La mediazione di B. non sia risolutiva per un nuovo accordo con Salvini.
Nel frattempo l’annessione leghista di Forza Italia sui fatidici territori è un incubo.
Succederà come al Palio di Siena, molti decideranno al secondo giro.
E qui si ritorna al voto europeo del 2019.
Gli indecisi si butteranno sui vincitori.
Per Strasburgo si corre col proporzionale.
Le Europee saranno decisive per capire quale sarà il futuro di tutti, non solo di FI.
C’è una tendenza, però, a favore dei sovranisti alla Salvini. Che cos’è il populismo, tu che sei esperto?
Espertissimo, figuriamoci. La Lega è populista nel senso che ha intercettato voti cavalcando tutta una serie di temi, proponendo soluzioni facili a problemi difficili. Ma non è stata la sola a fare questo. Sulla flat tax era d’accordo anche Forza Italia mentre sui migranti il Pd ha avuto Minniti. Il populismo è una tentazione trasversale.
Tu hai dato un contributo fondamentale. Al punto che Rete4 è stata normalizzata in senso moderato.
Mah, non credo che Del Debbio abbia spostato voti.
Circolano voci su un futuro nella Rai gialloverde.
La prossima stagione tv sarò ancora a Mediaset.
Con quale programma?
Te lo direi se lo sapessi, ci stiamo lavorando.
Il giudizio sul governo?
Sospeso, né positivo, né negativo, gli darei ancora tempo. Ma il decreto dignità non mi è piaciuto.
Come finirà tra Lega e FI?
Oggi l’operato di Salvini gode di un grande consenso popolare.