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 2018  agosto 06 Lunedì calendario

Winnie the Pooh vietato in Cina. Ricorda troppo Xi Jinping

Eppure i creativi della Disney dovevano saperlo. Quello che tutto il mondo considera un tenero e adorabile orsetto, Winnie The Pooh, in Cina è da tempo schedato come un pericoloso sovversivo. Bandito dalla Rete, da quando è diventato l’alter ego fantastico di Xi Jinping, complice una vecchia foto in cui il presidente- segretario trotterella con goffaggine un po’ ursina a fianco di Obama. E ora bandito anche dagli schermi cinematografici.
Christopher Robin, l’ultima pellicola della casa americana che ha Winnie come protagonista (al fianco di Ewan McGregor, miracoli della computer- grafica), si è vista negare dalle autorità cinesi l’autorizzazione a essere proiettata nelle sale del Dragone. Il motivo, a sentire fonti interne citate da The Hollywood Reporter, sarebbe proprio la volontà di evitare che immagini e parole diventino materiali per i critici del regime, che usano l’orsetto come un simbolo di resistenza.
Bel pasticcio per casa Disney, visto che il mercato cinese ormai è il secondo al mondo dopo quello americano, decisivo per decretare le sorti al botteghino di una pellicola. Forse i suoi dirigenti non si aspettavano da Pechino tanto zelo censorio. Che Winnie fosse diventato persona non grata era noto anche nel 2015, l’anno in cui la produzione del film ha avuto luce verde. Ma è la scorsa estate, mentre iniziavano le riprese, che la caccia all’orsacchiotto è diventata grossa, oscurato da social e chat di ogni tipo. Di lì a poco, al Congresso del Partito, Xi avrebbe messo le basi per restare in carica a vita: qualsiasi riferimento anche indiretto alla sua stretta sul potere andava evitato.
Da allora l’attenzione della tentacolare autorità sui media verso l’immagine del presidente non è calata, anzi. A giugno per esempio, dopo che il comico americano John Oliver ha ironizzato sulla suscettibilità di Xi per l’accostamento con Winnie («non proprio una proiezione di forza»), il sito dell’emittente HBO è stato oscurato. Altre fonti sostengono che la ragione dello stop a Christopher Robin sia solo tecnica, legata alla quota massima di film americani che ogni anno la Cina decide di importare.
Fatto sta che nelle prossime settimane le sale del Paese saranno invase da pellicole statunitensi, dal nuovo Mission: Impossible al fantascientifico Ant- Man, l’uomo- formica prodotto da Marvel e distribuito dalla stessa Disney. Paradossi della propaganda: passano agenti segreti e supereroi, non gli orsetti.