la Repubblica, 6 agosto 2018
Siria, ucciso lo scienziato delle armi. Ma il Mossad non lascia tracce
C’è il più che probabile zampino del Mossad dietro la morte, sabato notte, del direttore di un centro scientifico siriano. L’uomo, generale di grado, era un alto ufficiale vicino al presidente Bashar el Assad, guidava il sito di ricerche accusato di produrre armi chimiche e la struttura è stata più volte colpita da razzi partiti da Israele.
Aziz Asbar si occupava dello sviluppo di missili balistici terra-terra a corto raggio, collaborando con l’Iran, e anche delle armi chimiche del regime. L’altra notte transitava con l’autista nei pressi del suo sito, a Masyaf, circa 200 chilometri da Damasco, nella provincia di Hama. Non è ancora chiaro, nella ricostruzione fatta dall’Osservatorio siriano dei diritti umani, basato a Londra, se i due siano rimasti uccisi per un’esplosione provocata da un ordigno nascosto nella vettura, o per una bomba posta sulla strada.
Nel centro ricerche di Masyaf, secondo fonti americane, è attivo da tempo un dipartimento per la produzione di armi chimiche, soprattutto per il gas sarin. In base a un accordo siglato con la Russia e con gli Stati Uniti, dopo un attacco portato nel 2013 con il sarin sul territorio della Ghouta orientale, distretto ribelle di Damasco, che aveva causato la morte di 1.400 persone, Assad aveva accettato di rinunciare a tutte le scorte di armi letali. Ma in seguito diversi Paesi occidentali erano tornati ad accusare il regime siriano di avere impiegato le armi proibite, causando nuove vittime: nell’aprile 2017 per un attacco contro un’area ribelle a Khan Sheikhun, nella provincia nord-occidentale di Idlib, e poi nuovamente sulla Ghouta orientale nell’aprile 2018. Israele aveva così deciso di colpire la struttura militare e lo aveva fatto con due raid: il primo nel settembre 2017 e quindi il mese scorso. Per entrambe le azioni militari i media arabi avevano indicato come possibile responsabile lo Stato ebraico. Fin dall’inizio della guerra civile in Siria nel 2011, Gerusalemme ha compiuto decine di azioni contro siti sospetti e depositi di armi. Soprattutto dove sono attivi i consiglieri dei Guardiani della rivoluzione iraniani o i centri di raccolta di armi sofisticate per i loro alleati libanesi Hezbollah.
Ieri l’uccisione di Aziz Asbar è stata rivendicata dal movimento ribelle Brigate Abu Amara, affiliato al gruppo Tahir al-Sham che include l’ex Fronte al Nusra vicino ad Al Qaida. «Abbiamo piazzato l’esplosivo che ha ucciso Asbar», hanno scritto le Brigate sul loro profilo online Telegram. Ciò nonostante molti osservatori dubitano della legittimità della rivendicazione e sospettano che in realtà dietro l’attentato ci sia essere Israele e dunque il Mossad. Come è sua tradizione, lo Stato ebraico non conferma né smentisce tali azioni.
In sette anni di guerra il conflitto siriano ha visto la morte di oltre 350 mila persone e la dispersione di milioni di rifugiati. Un’atrocità che nell’ultimo periodo si è complicata per il coinvolgimento di nuovi attori internazionali come Russia e Turchia, oltre ad attacchi aerei su sospetti siti chimici decisi da Usa, Gran Bretagna e Francia.