Il consenso nei suoi confronti, infatti, si conferma molto elevato: poco sopra il 70%. Ma 5 anni fa, quando venne eletto, era pressoché totale: 88%. Diffuso in tutta la popolazione. Con poche distinzioni di genere, età, titolo di studio. Ma anche di posizione politica. Papa Francesco piaceva a tutti. Perfino ai non credenti e ai non praticanti. Quelli che non vanno (mai) a messa. Soprattutto per "empatia". Perché si dimostrò subito "distante dalla distanza" suggerita dal ruolo. Papa Francesco succedeva a Benedetto XVI. Joseph Ratzinger. Fine intellettuale, oltre che uomo di Chiesa e di fede. Allievo, a Tubinga, di Romano Guardini.
Teologo e filosofo italo-tedesco.
Nato a Verona. Con radici a Isola Vicentina. Eletto Papa nel 2005, Benedetto XVI si dimise 8 anni dopo. Nel 2013. Gli succede Jorge Mario Bergoglio. Papa Francesco.
Appunto. Gesuita. Anch’egli teologo. Scelse, però, un approccio diverso. Molto diverso.
Da tutti i suoi predecessori.
Compreso Giovanni Battista Montini, Papa Paolo VI, di cui oggi ricorre il 40simo anniversario dalla morte. E che lo stesso Bergoglio ha beatificato, nel 2014. Ebbene, Papa Francesco si presentò, subito, come "uno di noi". "Un uomo del popolo". E per questo "popolare". Ma anche un poco "populista". Nello stile di comunicazione e di azione.
Diretto e perfino ir-rituale. Papa Francesco venne accolto, anche per questo, da un consenso sostanzialmente "totale". Oggi gli orientamenti, al proposito, sembrano cambiati. Anche se in "misura misurata". I giudizi positivi nei confronti di Papa Francesco, infatti, superano ancora il 70%. Riguardano, dunque, una maggioranza larghissima. Ma il calo, rispetto agli anni dell’avvio, appare significativo. Confermato dall’indagine condotta dall’Osservatorio su Nord Est e pubblicata sul Gazzettino di recente. Il Nord Est: l’area più bianca del Paese. La "sacrestia d’Italia". Dove, storicamente, la Chiesa ha messo radici profonde.
Nella società, sul territorio. Nella politica. Ebbene, anche nel Nord Est, e soprattutto in Veneto, il consenso verso Papa Francesco è sceso, pressoché nella stessa misura. Dal 93% nel 2013 all’80% di oggi. Le spiegazioni di questa tendenza sono diverse. Secondo alcuni analisti è prodotta dalle attese, deluse, di cambiamento "della" e "nella" Chiesa. Enzo Pace, sociologo della religione fra i più autorevoli, pone l’accento sulle difficoltà incontrate da Papa Francesco nel proposito di "incidere sulla struttura del potere ecclesiastico". Ma vi sono commentatori che valutano criticamente le posizioni di Francesco sul piano dei diritti e dei problemi della società.
Soprattutto, sull’accoglienza agli immigrati. Sull’apertura verso gli ultimi – e i penultimi. Il calo di popolarità, secondo i critici di queste posizioni, rifletterebbe un clima d’opinione impaurito dai mutamenti e dai movimenti demografici. Francesco: la voce dei poveri e dei migranti.
Susciterebbe ri-sentimento, dunque: un sentimento re-attivo, in tempi attraversati dall’incertezza e dalla paura.
Suscitate dai poveri e dai migranti. Componenti che, per molti versi, si sovrappongono.
Le sue parole contro chi "costruisce muri, reali o immaginari, invece di ponti" si scontrerebbero con la domanda, crescente, di chiudere e sorvegliare le frontiere.
Peraltro, Papa Francesco ha, di recente, riformulato il Catechismo della Chiesa Cattolica, escludendo ogni ricorso alla pena di morte da parte di uno Stato. Mentre il progetto di legge del Governo sulla legittima difesa prevede l’uso delle armi per allontanare chiunque entri, furtivamente, in una abitazione privata o in luogo di lavoro. È difficile non cogliere il contrasto fra le esortazioni del Papa e le iniziative del governo. In particolare: della LDS. La Lega di Salvini. Una frattura che coinvolge anche la Chiesa, visto che "Famiglia Cristiana" ha dedicato proprio a Salvini una copertina molto esplicita.
Titolata, senza mezzi termini: "Vade retro". Tuttavia, se osserviamo con maggiore attenzione le misure degli atteggiamenti positivi e critici verso il Papa, il quadro appare più complesso. Gli orientamenti politici, infatti, contano relativamente. Il favore per il Papa, infatti, fra gli elettori della Lega è prossimo al 70%.
Praticamente: nella media.
Mentre presso la base del M5s sale al 73%. E sale oltre l’80% nel Pd. Ma le indicazioni più interessanti emergono se spostiamo lo sguardo in altra direzione. Il minor grado di consenso per il Papa è, infatti, espresso, anzitutto da coloro che mostrano una pratica religiosa più ridotta. Inoltre, dai più giovani. Un aspetto, quest’ultimo, che può risultare, forse, sorprendente. Comunque, inatteso. Questi due aspetti, però, appaiono particolarmente significativi se considerati insieme. Perché oggi la pratica religiosa si rivela più bassa proprio fra i più giovani. Fra 15 e 24 anni, infatti, il favore verso Papa Francesco scende al 58%.
Fra i giovani-adulti (25-34anni) scende ancora, di poco. Al 55%. Il minimo, osservato nella popolazione. Ma nelle stesse fasce d’età si osserva la maggior quota di "non praticanti".
Definita da coloro che "non vanno mai a messa". Fra i più giovani, addirittura il 36%. Il doppio rispetto alla popolazione nell’insieme. Così, il sentimento verso Papa Francesco si conferma positivo. Ma in misura minore rispetto al passato recente. In Italia. Non solo perché, con le sue posizioni, con le sue parole, ha spezzato la tradizionale prudenza della Chiesa. Non solo perché è entrato in contrasto con il clima di crescente paura degli altri, dello xenos, del mondo che "cade su di noi". Ma anche perché, come conferma il Mapping di Demos, nella percezione degli italiani, la Chiesa appare in declino. Gli italiani, soprattutto i più giovani, si allontanano dalla Chiesa. Dove vanno sempre meno di frequente. Così, è inevitabile: anche Papa Francesco si allontana...