La Stampa, 6 agosto 2018
Il telefono non è più la nostra voce
Per la prima volta da quando è stato inventato il telefono, il numero delle telefonate che si fanno nel mondo occidentale ha smesso di crescere e sta diminuendo. Lo ha certificato Ofcom, l’agenzia che regolamenta le comunicazioni della Gran Bretagna, ma il trend è lo stesso in molti altri Paesi. Che bisogno c’è di parlarsi, visto che abbiamo Twitter, Facebook, Messenger, WhatsApp e Snapchat? Il tono della voce è ancora indispensabile per esprimere sentimenti e stati d’animo? No, visto che ci sono gli emoji. E dunque perché perdere tempo con le telefonate?
Chiunque abbia modo di frequentare adolescenti sa bene quanto poco amino parlare al telefono. I loro coetanei del secolo scorso potevano passare ore chiusi in casa ad aspettare una chiamata, e le interminabili conversazioni telefoniche del pomeriggio erano un rituale immancabile al ritorno da scuola. Oggi fare una telefonata sa di antico, è un lusso da riservare a pochi intimi: la madre, i fratelli e le sorelle, un paio di veri amici.
Ma anche agli adulti telefonare non piace più. Qualche settimana fa, il magazine «The Atlantic» si interrogava sul perché un numero sempre maggiore di persone non risponda più al telefono. Per molti manager indaffarati può essere un modo di sopravvivere, ma chi ha i capelli bianchi si domanda dove sia finita quella cultura che imponeva, quando i telefoni avevano ancora il filo attaccato alla parete, di rispondere sempre e di sbrigarsi a farlo, perché gli squilli avrebbero potuto interrompersi, creando angosciosi dubbi: chi era? che cosa voleva? era successo qualcosa di grave? Non rispondere era considerato un atto di maleducazione, come se qualcuno suonasse alla porta e tu gli aprissi restando in silenzio. Non rispondere e non telefonare, oggi non fa invece più sentire in colpa nessuno. Le telefonate indesiderate, le spam e le ossessionanti compagnie che vogliono farti cambiare provider sono un incubo dal quale bisogna pur difendersi. E le chiacchiere, spesso inutili, fanno perdere un sacco di tempo. WhatsApp è più veloce e anche più divertente. Non c’è la voce, ma è meglio così. Ci sono invece le foto, i video, posso rispondere subito o quando mi pare, o mai. Lo squillo del telefono appare come un’invasione non gradita, una prepotenza alla quale si preferisce non dover sottostare. Molte volte, se si deve proprio telefonare, si preferisce avvisare con un messaggio: posso chiamarti?
Commentando i dati di Ofcom sul Guardian, la columnist Nosheen Iqbal ricordava ieri i suoi primi anni in redazione, quando un praticante poteva imparare molto da quello che sentiva dire al telefono dai colleghi più anziani. Oggi gli uffici delle aziende sono quasi tutti silenziosi, si parla sempre di meno, persino da una scrivania all’altra si dialoga con messaggi, mail e faccine. Quando la tecnologia avanza, non bisogna mai essere nostalgici del passato. Ma a sempre più persone capiterà presto di trascorrere una giornata intera senza udire il suono della propria voce. E a quel punto sarà forse sempre piacevole sentire il telefono squillare.