La Stampa, 6 agosto 2018
Due ore e 50 dollari. Così i luoghi del crac diventano un tour
Dieci anni fa – era il 15 settembre – l’immagine degli impiegati della Lehman Brothers che uscivano dall’edificio con gli scatoloni in mano, consapevoli di non rientrarci più, divenne il simbolo della crisi economica del 2008. Oggi, turisti da ogni parte del mondo si danno appuntamento al 15 di Broad Street, davanti al palazzo della Stock Exchange, la Borsa di New York, per percorrere le strade del quartiere degli affari di Manhattan, il centro finanziario mondiale, e per sentire dalla voce di chi c’era come andarono veramente le cose.
Il costo e la durata
Si chiama «Financial Crisis Tour», costa 50 dollari, dura più di due ore tutte a piedi, c’è tutti i giorni, sole o pioggia non importa, ed è un’idea di Andrew Luan, ex top trader di Deutsche Bank, un uomo che gestiva un portfolio da un miliardo di dollari. Ritiratosi dalla finanza nel 2009, dopo che nel 2008 non aveva ricevuto nessun bonus, Luan nel 2010 incomincia a fare la guida turistica, prima per gli amici, poi grazie al passaparola con qualche cliente, poi con sempre più. Oggi gestisce l’azienda Wall Street Experience, ha undici dipendenti e siccome non ha più tempo per portare in giro i turisti, li affida a guide – tutti uomini di mezza età – assunte da lui e accomunate da una cosa: un passato a Wall Street. «Due ex reporter finanziari, tre ex trader, due ex Goldman Sachs: quello che offriamo noi è l’esperienza di chi la crisi l’ha vissuta sulla propria pelle», racconta.
Il team
La guida che accompagna fra gli altri una coppia di novelli sposi del Texas, tre studenti del Connecticut e due giapponesi si chiama Jared: ex broker finanziario, di crisi ne ha vissute ben due, quella del 1981 e quella del 2008. Oltre a lavorare per Luan, oggi alleva cavalli nella Hudson Valley. Poiché la Borsa di New York ha chiuso al pubblico la galleria dei visitatori dopo l’11 settembre, la prima tappa è la Federal Hall, dove George Washington divenne il primo presidente degli Stati Uniti. All’interno, Jared spiega che le grandi colonne bianche in stile greco della lobby rappresentano la democrazia e il soffitto a cupola rappresenta la potenza economica. Sopra la cornice della porta ci sono due crepe: si sono formate con il crollo delle Torri Gemelle.
«Succederà ancora»
Fuori, Jared alterna aneddoti e dati storici: l’attentato terroristico del 1920, avvenuto lì vicino; il salvataggio che il finanziere J.P. Morgan fece per il governo degli Stati Uniti non una, ma due volte. Si continua a piedi: il Trump Building, il Museo della Finanza, la lobby della Deutsche Bank. Qui Jared tira fuori un faldone pieno di grafici e comincia a spiegare la crisi dei muti subprime. Iniziano anche le domande: «Di chi è stata la colpa?» e «Succederà di nuovo? Quando?». Alla prima la risposta è: un misto di avidità e di mancanza di regole dovuto al fatto che chi doveva stabilire le regole, non sapeva da che parte cominciare. La seconda è: sì, ma difficile prevedere quando. Parte del successo del Financial Crisis Tour è dovuto al potere del passaparola e alla tempistica: Luan inizia la sua attività nel 2010, in un momento in cui i film e i documentari sul collasso finanziario ancora non ci sono – «Il lupo di Wall Street» è del 2013, «La grande scommessa» del 2015.
La clientela
«Studenti, operatori della finanza, aziende, impiegati di banca: lo zoccolo duro della nostra clientela è gente ad alta scolarità che vuole notizie di prima mano». E poi un conto è la fiction, un’altra è la realtà: «Il lupo di Wall Street è la storia di un tizio che in un ufficio del New Jersey faceva affari poco chiari, non è rappresentativo del mondo della finanza. La grande scommessa è molto realistico invece». Per la cronaca: in Deutsche Bank, Luan lavorava fianco a fianco con Greg Lippman, personaggio che nel film viene interpretato da Ryan Gosling con il nome di Jared Vennett. Dei giorni successivi a quel 15 settembre ricorda la paura: «C’era panico. Non si sapeva più in cosa investire. Per non lasciare i soldi in banca si comprava oro e siccome si andava in giro con le borse piene, ci si portavano dietro anche la pistola. Surreale». Iniziare questa attività è stato un salto nel buio. «Ricordo l’ansia per il primo cliente e il pensiero di come fare a mantenere la famiglia. Ora che gli affari vanno bene ho più tempo per loro e rispetto a prima non faccio una vita seduto davanti al computer». Della sua vecchia vita però qualcosa gli manca: «Quella sensazione di essere al centro del mondo e delle notizie, di sapere prima cose che gli altri sapranno solo dopo. Una sensazione impagabile».