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 2018  agosto 06 Lunedì calendario

Intervista a Pierluigi Pardo

Buongiorno Pierluigi Pardo, provo subito a metterti ansia. Tra un mese riparti con Tiki Taka al lunedì, ma anche con il ritorno di Pressing alla domenica: sei l’erede di Raimondo Vianello, facile no? «Stai calmo, Vianello è inarrivabile. Lo è stato prima come attore e poi come conduttore. Mi lusinga chi ha detto e scritto questa cosa, ma sarebbe come paragonarsi a Maradona o Pelé, non scherziamo». 
Pubblico e critici faranno inevitabili confronti...
«Lo capisco, ma il confronto è con la seconda serata di Canale 5 di un anno fa e la sfida, proprio come quella vinta con Tiki taka al lunedì, è riportare su Mediaset un genere che sembrava superato, sfidando oltretutto un programma collaudato come la Domenica Sportiva. Mi ha fatto enorme piacere ricevere un messaggio di Marino Bartoletti, “papà” di Pressing. Mi ha scritto: “Il bimbo è in buone mani”».
Sei reduce da un Mondiale che ha funzionato davvero bene, pensi che la scelta di Mediaset di raddoppiare gli appuntamenti sia dipeso anche da quello?
«La nostra è una magnifica azienda, razionale e passionale al tempo stesso. Abbiamo fatto un bel lavoro e sicuramente c’è un “effetto mondiale” che ci dà molta energia, ma allo stesso tempo siamo consapevoli che ora bisogna ripartire da zero un’altra volta. Siamo pronti».
Farai anche le telecronache dei match di A per la neonata Dazn: la gente è parecchio incazzata per la storia dei due abbonamenti...
«Il doppio abbonamento non è colpa di Sky o Dazn ma è figlio di due imposizioni dall’alto: una legge che impedisce a un solo soggetto di avere tutti i diritti e la volontà legittima di spingere verso la formula delle “esclusive”».
Non credi che ci possa essere un problema quanto a fruizione del «prodotto-calcio»?
«All’inizio forse sì, soprattutto per il pubblico meno giovane, ma poi ci si accorgerà che il cambiamento è meno complicato di quando - per dire - venne introdotto il digitale o abbiamo cominciato ad installare le parabole negli Anni ’90. Poi chissà, potrebbe essere uno stimolo per aumentare la copertura di banda larga nel Paese».
Hai temuto di «perdere» le telecronache?
«La telecronache sono la mia passione numero 1 e la gente dimostra di apprezzarle. Da tanti anni sono anche la “voce” dei videogiochi e non farei mai a meno del “racconto della partita”».
Al Mondiale hai sviluppato un modo diverso di descrivere le partite, meno legato alla cronaca e più alla storia dei protagonisti.
«Diciamo che il calcio era ovviamente sempre “al centro” del racconto, ma il Mondiale è una cosa talmente grande che mi è sembrato giusto preparare le gare anche dal punto di vista “storico”: raccontare i popoli, le storie...».
Aldo Grasso dice che il telecronista perfetto è quello che «toglie» e non «aggiunge».
«Lo leggo tutti i giorni, lo ringrazio per i complimenti. Anche quando critica lo fa in maniera costruttiva. Quanto al “togliere” lo trovo un fatto soggettivo, i modelli prevalenti al giorno d’oggi sono quelli che “fidelizzano” lo spettatore. Ci sono tanti ragazzi di 20 anni che mi fermano e urlano “Sergi Robertoooo!” (lo storico gol del 6-1 nella rimonta del Barcellona contro il Psg ndr), così come a Piccinini dicono “ccezzzzzionale!”. Credo che un po’ di enfasi sia necessaria, poi certo, la tv non è la radio e anche l’alternanza tra parlato e silenzio è importante».
Quest’anno hai raccontato diverse partite bellissime: quale ti ha emozionato di più? «Germania-Messico, anche se l’ho fatta “dal tubo”. Mi sono immedesimato, non sempre è facilissimo farlo: devi riuscire ad emozionarti perché solo così puoi emozionare. Solo con l’autenticità si riesce ad arrivare al pubblico. Per quella telecronaca mi sono arrivati i complimenti di tanti intellettuali e personaggi del mondo della cultura che ho gradito molto».
La sensazione è che mentre per le telecronache ti prepari meticolosamente, quando conduci preferisci improvvisare.
«La telecronaca va preparata per ore, ma poi alla fine è la partita che “improvvisa per te”. Anche i programmi vanno preparati, perché solo se sei pronto al 100% puoi permetterti di improvvisare. In generale però mi sembrerebbe strano condurre col gobbo».
C’è molta competizione tra telecronisti
 «Il rispetto è totale, poi è ovvio che ognuno pensi o sogni di essere il più bravo. Ma in generale non è un mondo di invidie o ripicche particolari, almeno per quanto mi riguarda. Del resto si tratta del lavoro più bello del mondo e alla fine, per fortuna, conta solo il parere del pubblico».
L’anno prossimo avrai a che fare con Giorgia Rossi, Melissa Satta e Diletta Leotta. C’è di peggio nella vita...
«Il mio amico Lorenzo Jovanotti direbbe “Sono un ragazzo fortunato”. In generale il modello che si sta imponendo è quello di ragazze sì belle, ma soprattutto competenti. Da questo punto di vista questo è un terzetto favoloso».
Ora una serie di domande da Premio Pulitzer: che campionato sarà?
 «Me lo immagino bellissimo. Quando è arrivato Cr7 ho pensato: “Bella notizia, ma per gli altri non ci sarà storia”. E invece l’Inter si è rinforzata tantissimo, il Milan lo sta facendo, la Lazio è molto pericolosa così come Roma e Napoli. Non so se possiamo parlare di “sei sorelle”, ma sicuramente la serie A sta crescendo molto».
Quanto ti interessa il calciomercato?
«Molto poco, non mi appassiona anche se devo riconoscere che funziona parecchio».
Cosa chiederai a Ronaldo quando avrai l’occasione di intervistarlo? 
«Se gli piace e come cucina il baccalà, uno dei cibi che amo di più. I portoghesi lo chiamano “amico fedele”. Del resto la cucina è un’altra mia grande passione». 
E infatti cucini alla radio...
«Con Oldani cominceremo la 2ª stagione di Mangia come parli su Radio 24: tante ricette ma senza prendersi sul serio e con un linguaggio popolare. Davide è una grande “guida”».
Il «fatto» che ti ha più colpito nel 2018?
«La scomparsa di Marchionne. Un uomo che sembrava invincibile costretto a fronteggiare un nemico imparabile. Mi sono ritrovato a pensare “era esattamente questa la vita che voleva o gli sarà mancata la possibilità di godere un po” di tempo libero?”».
Sui social si è visto un po’ di tutto...
«Ho letto commenti pesanti. Ho profondo rispetto dei problemi che ci sono nel Paese e comprendo la rabbia diffusa, ma penso che dovremmo guardare a chi ce l’ha fatta non con invidia, ma con un desiderio di emulazione».
Sul web c’è la “guerra quotidiana”...
«Io posso parlare per me: su Twitter ho quasi 600mila follower e non ho mai dovuto bloccare nessuno. Penso che sia giusto dare a tutti la possibilità di sfogarsi: non sono un permaloso e mi prendo anche gli insulti. Il problema al limite è legato all’effetto moltiplicatore e di sicurezza informatica: si tratta di mondi manipolabili».
Scegli: cena con gli amici o telecronaca importante?
«Meglio la telecronaca, perché dopo di sicuro vado a cena con gli amici. L’11 agosto farò Real-Milan su Canale 5, poi tornerò subito a Ponza: Bernabeu-Palmarola è una combinazione imbattibile».
Nel mondo del calcio se la tirano molto?
«Convincere i calciatori a venire in tv è molto difficile perché a differenza dei politici che vivono la diretta come un’opportunità, per loro spesso rappresenta un rischio. Negli anni però ho costruito tanti rapporti: si sono accorti che non mi interessa “fregarli”, non sfrutto la gaffe per metterli in difficoltà. A Tiki Taka infatti sono venuti un po’ tutti».
Sei anche un imitatore. Voci preferite?
«De Laurentiis, Allegri, Spalletti... Ultimamente mi sono ritrovato a cena con Corrado Guzzanti e ci siamo divertiti molto, lui è un vero genio».
C’è un programma extra-calcio che vorresti condurre?
«Mi piacerebbe un programma “alla-Fazio” in stile Letterman. O un game nel pre-serale».
Una disciplina sportiva che ti piace?
«Il mio sport del cuore è la pallacanestro, da poco mi sono appassionato al golf: è molto meno snob di quello che si possa pensare, anche se per ora sono una pippa».
E la musica? Ti abbiamo visto protagonista al concerto di Calcutta a Latina!
«Ci siamo inventati questi sketch collegati a un marchio inventato: l’Acqua Parda. Il concerto è stato emozionante. Mi piace la musica indie: Calcutta, Le luci, I Cani, Tommaso Paradiso, Brunori, i Coma_Cose, tutta gente che ha qualcosa da dire. Per fortuna ce n’è ancora...».