il Giornale, 6 agosto 2018
Come riscuotere ancora le vecchie lire che si hanno in casa
Qualcuno lo ha definito il tesoro nascosto. Celato sotto i materassi, in qualche armadio dimenticato, dentro a barattoli di latta, in libretti di risparmio di cui per molto tempo nessuno è stato al corrente, in conti esteri. Sono le lire ancora in circolazione. Soldi custoditi da migliaia di famiglie che, dopo averli ricevuti in eredità o averli ritrovati nelle case di famiglia, non possono più convertire in euro.
Si tratta di denaro vero e sonante che però, oggi, è privo di valore. Una montagna di denaro: secondo le stime della Banca d’Italia e del ministero dell’Economia le lire che aspettano di essere cambiate valgono circa un miliardo e 200mila euro e costituiscono lo 0,1 per cento del Pil nazionale. Questi soldi, secondo l’Unione nazionale dei consumatori, giacciono nelle soffitte di circa 100mila italiani e la possibilità di trasformarle nel nuovo conio è però scaduta il 6 dicembre 2011. Eppure, grazie a un «errore» del governo Monti per alcuni di questi «milionari in lire» potrebbe aprirsi un nuovo spiraglio.
LA NORMA SALVEZZA
Con il cosiddetto «decreto Salva Italia» l’esecutivo anticipò la scadenza per la conversione, inizialmente fissata per legge al 28 febbraio 2012, di ben 82 giorni. Privando migliaia di persone della possibilità di cambiare il proprio denaro. Una stortura che la Corte costituzionale ha definito illegittima con una sentenza del 2015. Il risultato è che oggi chiunque abbia fatto richiesta di cambiare le lire in euro fra il 6 dicembre 2011 e il 28 febbraio 2012 ha piena facoltà di farlo.
Negli ultimi due anni, fra il 2016 e 31 maggio 2018, le operazioni di conversione autorizzate dalla Banca d’Italia sono state 251, per un valore di circa due milioni e mezzo di euro tornati a disposizione dei proprietari. «Chiunque rientri in questa categoria può ancora chiedere la conversione delle proprie lire andando in una filiale della Banca d’Italia con le monete o la cartamoneta e il documento che dimostri la richiesta dal 6 dicembre 2011 al 28 febbraio 2012. Il cambio avviene a vista spiega Mario Intilisano, avvocato dell’Unione dei consumatori -. Per tutti gli altri il metodo migliore è rivolgersi alle associazioni di consumatori per iniziare o partecipare ai giudizi in corso per ottenere una sentenza che ordini alla Banca d’Italia di provvedere al cambio». Potenzialmente il bacino di utenza è sterminato. «Ci sono persone che hanno trovato casualmente le lire in casa, magari in vecchi portafogli, all’interno di giacche o cappotti dismessi. Altri che le hanno scoperte nell’angolo di una cassaforte o nelle valigie prosegue Intilisano -. Ma abbiamo avuto anche casi di teiere, materassi, divani, nicchie murate. In un caso il denaro è stato rivenuto in bagno, all’interno della colonna di un lavabo. Spesso si tratta di case antiche avute in eredità. In molti hanno conservato il vecchio conio semplicemente perché credevano che un giorno si sarebbe tornati alla lira». E non finisce qui, perché potenzialmente ci sono italiani che potrebbero scoprire nuove eredità in lire nel prossimo futuro. «Se pensiamo che dagli anni Sessanta in poi parecchi soldi sono finiti nei caveu svizzeri, potrebbero essercene tante ancora in circolazione di cui non si sa nulla», conferma l’esperto.
SCOPERTE A RATE
I casi di cronaca sono quasi all’ordine del giorno. Solo qualche settimana fa una casalinga di Vico Equense, in Campania, ha ottenuto dal giudice di pace la possibilità di convertite i quasi dieci milioni di lire trovati in casa di sua madre nel 2011. Dopo diversi dinieghi da parte di Bankitalia, la donna ha fatto ricorso mettendosi in tasca quasi cinquemila euro. Si è conclusa con un lieto fine anche la storia di una famiglia di Messina, in possesso di un piccolo tesoro nascosto. Soldi che però gli eredi non hanno trovato tutti insieme: una prima parte è stata scoperta e cambiata il 5 dicembre 2011, ultimo giorno utile alla luce del decreto Monti.
Una seconda parte è stata trovata qualche settimana dopo ed è stata trasformata in euro solo nel 2016, proprio grazie alla sentenza della Corte costituzionale. Una terza parte è venuta alla luce ancora dopo, quando ormai era diventato troppo tardi. Casi come questi sono molti ecco perché, secondo l’Unione dei consumatori, lo Stato dovrebbe permettere a tutti gli italiani di cambiare le lire ancora in circolazione.
IL BOTTINO
Per il momento, però, la strada della conversione è ancora piena di insidie. «Se oggi scoprissi nell’intercapedine di un muro della mia casa una somma di cento milioni di vecchie lire, presumibilmente collocata lì da mia nonna scomparsa prima del passaggio all’euro, potrei dire di non avere potuto a suo tempo avvalermi della finestra prevista dalla legge per chiedere la conversione, non sapendo nulla del denaro, e di chiederla perciò oggi, potendo far valere solo adesso il diritto e invocando il termine decennale di prescrizione precisa Ennio Codini, docente dell’università Cattolica di Milano -. Difficile però dire se questa sia una strada ragionevole. A oggi sappiamo che qualcuno ci ha provato, ma la Banca d’Italia si è sempre rifiutata di effettuare il cambio». Di fatto quindi, per chiunque non sia in grado di documentare di aver chiesto il cambio di valuta in quella finestra di 82 giorni, oggi trasformare le lire in euro è davvero molto difficile.
Anche se non impossibile. «Sono ancora molti i cittadini che si ritrovano ad avere, senza colpa, lire che vorrebbero convertire in euro. Per questo è possibile che nel prossimo futuro si arrivi a una qualche soluzione che tuteli i loro interessi prosegue Codini -. La strada potrebbe essere aperta da alcune sentenze dei tribunali. Ma anche dal legislatore che, autonomamente, potrebbe prevedere la convertibilità senza limiti di tempo, come accade in Germania per il marco». Perché se in Italia ci sono molti ostacoli in altri Paesi dell’Unione europea le cose vanno in modo diverso.
GERMANIA SENZA LIMITI
«Ogni nazione si è regolata in modo differente conclude Intilisano -. Ci sono casi in cui il cambio è senza limiti di tempo, come in Austria, Germania e Irlanda. Altri in cui il termine era previsto solo per le monete, come in Belgio e Lussemburgo. Altri, ancora, dove l’arco di tempo è più lungo rispetto ai dieci anni stabiliti in Italia, come in Spagna, Malta e Olanda. Solo la Grecia ha adottato il termine decennale come nel nostro Paese. Nella scorsa legislatura c’è stata una proposta di legge da parte di un partito che oggi si trova al governo. L’obiettivo era permettere a tutti gli italiani di cambiare le proprie lire. Si spera che ora questo documento venga portato avanti. In sostanza la prescrizione anticipata ha sottratto i soldi in tasca ai nostri connazionali, rendendo carta straccia ciò che il giorno prima era denaro».
Nel frattempo i milionari in lire non possono fare altro che aspettare. Per il momento la Banca d’Italia non prende una posizione chiara, temporeggia affermando che il ministero dell’Economia sta portando avanti approfondimenti giuridici e finanziari sulla questione. Intanto lo 0,1 per cento del Pil italiano resta nascosto in soffitta.