il Giornale, 6 agosto 2018
Ma Dibba Dibba non lo sa
Povero Di Battista, non ha mai visto le Storie della vera Croce di Piero della Francesca ad Arezzo, non conosce il Tramezzo di Martino Spanzotti a Ivrea; e però balbetta Tav-Tap, in ritmo rap, perché «sono libero, anche di pungolare il M5s, ho molta stima di Di Maio, sta combattendo tantissimo. Abbiamo fatto battaglie importanti, contro il Tap, contro il Tav, opere del tutto inutili».
Sono utili invece, nel loro Sud, le due enormi pale eoliche alte 160 metri, rigorosamente ferme, alla uscita di Campagna sull’autostrada per Salerno-Reggio Calabria, anch’essa molto più impattante della Tap; ma il bambino viziato in Messico non lo sa, e non ha mai aperto bocca sulla distruzione del paesaggio in tutto il Meridione. Avanzo, e ne vedo, ferme, fermissime, altre sei. Ma Dibba Dibba non lo sa. Dove sei, Dibba/Tap-Tav?
Lo spostamento di duecento ulivi ripiantumati ti indigna. Mentre i 300 metri cubi di calcestruzzo mediamente occorrenti per ogni pala non ti hanno mai preoccupato. Le strade di penetrazione per i cantieri dell’eolico sono ferite devastanti, danni spietati e irreparabili, con la complicità di una classe politica insensibile. Come voi, come te, che sei in Messico a fare Tav-Tap, olè, per propaganda. Ma Dibba Dibba non lo sa. Ma vaffà!