Il Messaggero, 6 agosto 2018
Per la spiaggia sul Tevere il Comune tratta con i rom
Altro che polizia municipale a controllare la nuova spiaggia di Roma quando sulla riva del Biondo fiume scende la notte. Non servirebbero neanche i pizzardoni per proteggere il piccolo stabilimento Tiberis proprio sotto al ponte Marconi. Ci pensano i rom, gli stessi nomadi che, ai tempi della bonifica dell’area, furono allontanati dalle capanne di fortuna innalzate tra i canneti.
LA RACCOMANDAZIONE«Ci siamo raccomandati a Zorro» spiega ridacchiando una delle responsabili del progetto, Simonetta De Ambris. In che senso? Ma poi chi è questo Zorro? Forse un dirigente del Comune? Macché. Si tratta del capo di un gruppo di rom che da anni vivono accampati a pochi passi dallo stabilimento, in vicolo Savini, e che si è messo a disposizione del Comune di Roma per proteggere la spiaggia.
La vicenda è un po’ surreale. Il racconto che ne segue altrettanto. Ecco la scena. Domenica mattina, secondo giorno di apertura dello stabilimento; al Tiberis ci sono una trentina di persone pronte a trascorrere la giornata sulla riva del Tevere e al fianco dell’unica fontanella disponibile, si accalca una manciata di curiosi in bikini che chiedono ai responsabili del progetto la De Ambris appunto e Silvano Simoni a capo dell’ufficio Tevere per il Campidoglio informazioni sul sistema di sicurezza dello stabilimento. Perché va bene il modello parigino, ma in quest’ansa golenale del Biondo fiume c’era un accampamento di rom e si fa largo la preoccupazione che qualcuno possa tornare a rioccupare l’area. Ecco che esce il nome Zorro. Pare una leggenda, invece è realtà: «Un rom, diciamo particolare, che si è presentato quando stavamo facendo i lavori racconta la De Ambris ce ne hanno parlato come fosse il capo del campeggio», (ovvero dell’insediamento abusivo che sorgeva proprio dove oggi ci sono venti ombrelloni e quaranta lettini prendisole) e che affittava illegalmente le capanne.
«È venuto a vedere cosa facevamo nella sua area» continua la dirigente di fronte ai curiosi. Quindi l’area la controllano i rom? «E certo» risponde lei. «Non ha chiesto soldi», prosegue la dirigente. Ci mancherebbe pure. Si è solo messo a disposizione per evitare che la spiaggia venga occupata di nuovo parlando con tutti i rom del quartiere. Tra loro la comunicazione è più fluida. E quella intercorsa settimane fa sembra far tirare un sospiro di sollievo all’amministrazione comunale. Anche perché per aprire questa spiaggia i responsabili del progetto hanno fatto «i doppi salti mortali carpiati» commenta ancora la De Ambris. Eccolo l’accordo tacito tra i responsabili della spiaggia e i rom del quartiere Marconi che, a seguire il racconto della progettista, suona un po’ così: noi non vi diamo fastidio, voi ci date una mano. «Ieri sera (sabato ndr) prosegue la dirigente c’erano dei ragazzi che passeggiavano sulla strada, li avrà mandati lui».
IL BOSS DI ZONA
Una figura conosciuta, quella di Zorro, tra i gruppi rom della Capitale. Abita dentro «alle casette comunali che un tempo erano dei giardinieri e poi sono state occupate aggiunge la progettista ma è una storia di vent’anni fa». Nessuno gli ha mai intimato lo sgombero. All’anagrafe risponde al nome di C. Z., e in passato è stato denunciato dagli uomini della polizia locale per ricettazione dal momento che pare affittasse dei posteggi nel mercato abusivo di via della Vasca Navale. Zorro ci ha saputo fare: modi «gentili, carini un caso raro conclude la De Ambris è venuto anche l’altro giorno che voleva parlare con la sindaca». Ma la Raggi in questo lido un po’ improvvisato, con i bagni chimici già maleodoranti e l’erba di riporto, ancora non si è fatta vedere. Magari un giorno a Zorro gli stringerà la mano, forse per ringraziarlo. Lui non aspetta altro.