La Stampa, 5 agosto 2018
L’invasione delle specie aliene effetto del clima che cambia
I clandestini sono tra noi da molto tempo. Sono immigrati nei nostri territori e nei nostri mari da centinaia di migliaia di anni, approfittando dei naturali e lenti cambiamenti climatici su larga scala. Da nord, quando le temperature erano più basse («ospiti freddi») e da sud, quando erano più alte («ospiti caldi»). Alcuni si sono poi ritirati al mutare delle condizioni ambientali, come se si fossero estinti (e li ritroviamo solo fossili), altri sono sopravvissuti e si sono riprodotti. Sono animali, perlopiù molluschi, che hanno avuto tempi lunghi a disposizione per spostamenti di migliaia di chilometri che sembrano incredibili. Così funzionano le cose di natura sul pianeta Terra, fino a che non ci si mettono i sapiens, incrementando i numeri e accelerando i tempi.
Il grande viaggio
L’apertura dei canali di Suez e di Panama, l’incremento del traffico navale transoceanico e l’attuale cambiamento climatico stanno guidando le migrazioni dei viventi contemporanei, arrivando a un clamoroso bombardamento di immissioni e sostituzioni di specie che non vede indenne alcuna regione del pianeta. Migrano le piante, anche se ci mettono parecchio, e soppiantano le specie autoctone, come accade da noi con l’ailanto, un albero di origine asiatica importato per le sue straordinarie capacità rigenerative, ma che non ospita uccelli, non soffre i parassiti e compare perfino negli spartitraffico delle autostrade. Se lo tagli si rigenera più forte e aggressivo di prima: impossibile da eradicare.
L’invasione dei mari
Migrano perfino le alghe sott’acqua, come fa la Caulerpa, alga tropicale che soppianta le nostre praterie di Posidonia, portando interi tratti di fondale al collasso dell’ecosistema marino arrivando fino a 14.000 fronde per metro quadrato. La Caulerpa è un organismo evoluto e aggressivo che non ha preferenza di acque o di fondale o di profondità, che si nutre di qualsiasi sostanza e si riproduce in modi diversi, che resiste fuori dall’acqua e al buio e che è tossica per parassiti e predatori: un successo evolutivo.
I nuovi insetti
Migrano, clandestinamente, anche gli insetti, come la zanzara tigre, specie che per milioni di anni è rimasta confinata nelle pozze d’acqua dei tronchi delle foreste asiatiche, limitandosi a perseguitare tapiri e oranghi, e che oggi si è spostata fino in Europa, nel legname frutto della deforestazione indiscriminata oppure nei copertoni trasportati sulle navi mercantili (in questo modo arriva al porto di Genova nel 1990). Di suo forse non si sarebbe nemmeno spostata, piccola e pigra com’è, ma la gran parte del lavoro glielo abbiamo fatto noi. E i coleotteri, come il punteruolo rosso, che, negli ultimi 14 anni (primo arrivo 2004 in Toscana), ha distrutto la gran parte delle palme mediterranee. Non da solo, però, visto che oggi in Italia contiamo quasi 400 specie di coleotteri alieni.
La legge del più forte
Migrano tutti gli organismi marini, gli anfibi e i rettili, i primi sfruttando soprattutto il canale artificiale fra il Golfo Persico e il Mediterraneo. In quella parte di Oceano Indiano si contano oltre 1500 specie di pesci in grandissima competizione per la sopravvivenza e, dunque, molto aggressive. Quando arrivano nel Mare Nostrum trovano molte meno specie, condizioni ambientali simili a quelle tropicali e organismi meno aggressivi che, di conseguenza, soccombono. E all’attraversamento del Canale di Suez ci pensano le acque di zavorra delle grandi navi: nei soli porti del nord Europa si scaricano ogni anno alcuni milioni di tonnellate di queste acque. Attraverso il Canale di Suez, specie nelle acque di zavorra delle navi, ogni giorno vengono trasportate 4000 specie marine. Quotidianamente 6 milioni di esemplari: qualcuno avrà successo, no?
L’aggressione
Nel Mediterraneo ha fatto impressione la presenza dei barracuda dell’Oceano Indiano, soprattutto per via di qualche episodio di “aggressione” ai danni dei sub. Ma nel contesto generale di crocevia di viventi migranti il fenomeno non ci sorprende più di tanto. Così come non ci sorprendono le meduse, in incremento di dieci volte nell’ultimo decennio, favorite soprattutto dalla quasi totale assenza di predatori nelle nostre acque. Sempre l’uomo è alla base di altre invasioni di specie aliene: i cinghiali, re-introdotti dall’Est Europeo per la caccia; le nutrie, importate dal Sud America per la pelliccia e oggi all’attacco degli argini dei fiumi; i gabbiani reali che non tornano più al mare; i ratti e il parrochetto dal collare, un pappagallo robusto e adattabile, che ormai ha colonizzato tutti i parchi di Roma. Sulla Terra la migrazione, anche clandestina, è la regola, e conduce all’integrazione, ma i tempi li deve decidere la natura.