La Stampa, 5 agosto 2018
Violenza sulle donne, boom di denunce
Sempre più donne in Italia decidono di dire basta e mettere fine alle violenze subite. Da gennaio a giugno di quest’anno il numero gratuito di pubblica utilità 1522, promosso dal Dipartimento per le Pari Opportunità e gestito da Telefono Rosa, ha ricevuto solo a Roma 444 chiamate da parte di donne vittime di violenza, riuscendo in sei mesi quasi a raggiungere il numero totale di telefonate del 2017, quando erano arrivate 587 denunce.
L’aumento è evidente anche nel resto d’Italia dove fino a giugno sono arrivate 4 mila 664 telefonate, non troppe di meno rispetto alle 6 mila 533 giunte in tutto il 2017. In totale, fa sapere il sito del 1522, sono arrivate il 53% in più di telefonate.
«C’è di sicuro un significativo aumento delle donne che chiedono aiuto e decidono di mettersi nella condizione di ricevere assistenza», racconta la presidente di telefono Rosa, Maria Gabriella Carnieri Moscatelli.
Questo non vuol dire che siano aumentate le violenze ma potrebbe voler dire che sta aumentando la capacità delle donne di reagire. «È un segnale decisamente positivo nella nostra battaglia contro il fenomeno sommerso della violenza e che dimostra una sempre maggiore consapevolezza delle donne che escono allo scoperto e trovano il coraggio di denunciare le violenze subite, che molto spesso avvengono all’interno delle mura domestiche», conferma la presidente di Telefono Rosa.
Si spera, insomma, che sia il frutto di una nuova stagione, un’onda iniziata con il movimento #MeToo negli Stati Uniti ma che ha trovato ampio spazio anche in Italia con una forte diffusione mediatica. «È innegabile che da un anno a questa parte se ne sia parlato molto. C’è una grande sollecitazione che sta avendo i suoi effetti e che fa capire alle donne che denunciare è la strada giusta. Tuttavia non si può non ricordare che è stata condotta una campagna di comunicazione del numero 1522 come numero gratuito antiviolenza e antistalking con spot pubblicitari che di sicuro hanno portato a questi risultati», ricorda la presidente di Telefono Rosa. In occasione dello scorso 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne, il Dipartimento Pari Opportunità guidato da Maria Elena Boschi con la collaborazione della consigliera in materia di Pari opportunità, Lucia Annibali, avevano presentato due spot che sono poi andati in onda sulle reti Rai. In base ai dati raccolti dall’associazione, le vittime che hanno avuto il coraggio di denunciare al 1522 le violenze subite nei primi mesi del 2018 sono soprattutto italiane, con figli e una scarsa autonomia economica. L’87,01% infatti sono italiane, il 70,8% ha figli e più della metà sono disoccupate, casalinghe, pensionate o lavoratrici in nero. Percentuali non molto diverse nel caso di vittime di stalking: il 95,45% sono italiane, il 50,23% hanno figli. L’unica differenza riguarda l’indipendenza economica: il 63,86% ha un lavoro. Gli autori delle violenze denunciate al 1522, invece, sono uomini italiani, in gran parte con figli e un’occupazione. Il 94,53% sono maschi, l’88,24% italiani, il 68,49% ha figli e il 54,68% ha un’occupazione. Una fotografia molto simile anche quando si parla di autori di atti di stalking. Il 93,41% è maschio, il 95,45% è italiano, il 45,45% ha figli e il 53,86% ha un lavoro.
Ora al Dipartimento Pari Opportunità siede Vincenzo Spadafora, la presidente di Telefono Rosa lo ha incontrato nelle scorse settimane. «In questi anni il Dipartimento ha compiuto un grande lavoro. Ci rivedremo a settembre, bisogna di sicuro andare avanti nella campagna di informazione e sensibilizzazione. Il 1522 è uno strumento importantissimo. Mi auguro poi che ci sia uno snellimento delle procedure burocratiche delle denunce e soprattutto dell’iter giudiziario che deve essere più breve. Per le vittime è una fase massacrante, è una vera tortura dover aspettare anni per arrivare a un provvedimento definitivo. È poi molto importante lavorare nelle scuole, purtroppo stiamo riscontrando anche un abbassamento dell’età delle vittime e degli autori, bisogna evitare che la violenza prenda piede fra i più giovani. Ma soprattutto vanno aumentate le case-rifugio dove vengono ospitate le vittime che hanno avuto il coraggio di denunciare e poi le opportunità di reinserimento delle donne nella società per fare in modo che riescano davvero a costruire una nuova vita».