il Fatto Quotidiano, 5 agosto 2018
Avvocato per trovare affari in Africa: nuova carriera per Alfano
Dagli affari pubblici a quelli privati, in una posizione di tutto rispetto. Non è restato con le mani in mano l’ex ministro Angelino Alfano. Finita l’esperienza di governo il primo giugno, è stato reclutato dallo studio legale Bonelli Erede. Si tratta del primo studio legale italiano, 150 milioni di fatturato annuo, ottenuti agevolando gli affari e risolvendo le grane dei maggiori gruppi industriali e finanziari. In effetti, il ministro più longevo della storia della Repubblica, laureto in giurisprudenza e con un dottorato di ricerca in diritto dell’impresa, è avvocato, ma la professione non l’ha mai esercitata.
Figlio di un notabile della Dc di Agrigento, Angelino è eletto a 25 anni, nel 1996, all’Assemblea regionale siciliana, diventando subito capogruppo degli Azzurri. Nel 2001 vola a Roma alla Camera dei deputati. Pupillo di Gianfarnco Miccichè l’uomo d’azienda (Publitalia) che in pochi mesi ha costruito il partito di Berlusconi nell’isola, fa carriera in fretta entrando nelle grazie dello stesso fondatore di Forza Italia, Marcello Dell’Utri. Fino a ricoprire, per tre volte, a partire dal 2008 la carica di ministro, prima alla Giustizia, poi agli Interni e infine agli Esteri, con un intermezzo da vicepresidente del Consiglio nel Governo Letta del 2013.
Non è del resto il ruolo di avvocato quello che gli si chiede ora. Il settore di cui è entrato a far parete si chiama “Public International Law & Economic Diplomacy”, con l’ultima parola che fa capire il genere di occupazione cui è destinato. La qualifica è “of counsel”, consulente, con sede di lavoro ufficiale quella storica di Milano, una delle dodici dello studio.
“Le competenze di Angelino Alfano verranno integrate con quelle di molti professionisti che già da anni si occupano di materie collegate al diritto internazionale pubblico. L’obiettivo è assistere non solo le aziende, ma anche Stati, Enti, Istituzioni dell’area del Mediterraneo, Africa e nel Medio Oriente per favorire gli investimenti”, spiega una nota dello studio (che in Africa e Medio Oriente conta sedi al Cairo, Addis Abeba, Dubai, Beirut e Ryad). Quanto guadagnerà non si può sapere ma, come spiega un avvocato del giro: “Per le consulenze su grossi affari una figura come quella viene pagata a provvigione, è legata ai risultati”. Di che importi si tratta? “La success fee può essere tra il 5% e il 10% per gli affari più contenuti, minore per quelli che fanno guadagnare allo studio parcelle milionarie”.
Anche se, va detto, l’esperienza in faccende internazionali dell’ex ministro, anche per ciò che riguarda l’Africa, non conta grandi successi.
Quando era al Viminale si è raggiunto il picco di sbarchi di clandestini, del suo ministero alla Farnesina, si ricorda soprattutto lo smacco dell’Ema, l’agenzia europea del farmaco, soffiata da Amsterdam a Milano, nonostante la città lombarda avesse carte migliori. Così come è da ricordare il fallito tentativo, raccontato dal Fatto, di far ricostruire l’aeroporto di Tripoli da ditte italiane, mai decollato causa veti delle autorità antagoniste della Cirenaica e proteste dei francesi, cui il lavoro era già stato promesso. Per promuovere gli affari italiani in Libia, Alfano aveva organizzato ad Agrigento nel luglio 2017 il primo “Forum economico italo-libico”, con la partecipazione, tra gli altri, del vice primo ministro libico Ahmed Maiteeg. Un’iniziativa che non ha prodotto nulla, ma che già dava un segnale delle aspirazioni affaristiche del ministro. Relazioni per le quali ora Angelino si farà pagare.