Corriere della Sera, 4 agosto 2018
Anna Wintour direttrice a vita di Vogue
A 68 anni Anna Wintour, direttrice prestigiosa di Vogue da 30 anni, viene confermata a tempo indefinito. Un editore internazionale, Condé Nast, si inchina al talento incurante dell’età e delle improvvide rottamazioni che spesso il marketing commerciale – ma anche politico – impone a vanvera per nascondere le sue insicurezze. Una signora over 60 va oltre i contorcimenti del mercato e di ogni precarietà contemporanea, aggiudicandosi una carriera a vita.
Direttrice per sempre, dunque di quel VogueAmerica dove la giornalista di pedigree britannico era arrivata nel novembre 1988, stupendo subito tutti con una copertina scapigliata rispetto ai canoni della Super Bibbia della moda Usa: una ragazza, la modella Michaela Bercu con pantaloncino jeans tipo Guess, piccola fetta di pelle fuori e camicetta di Lacroix con maxi croce tempestata di pietre colorate, foto di Peter Lindberg con cui il giornale entrava in una nuova era, pubblicata, come disse poi Anna «anche se gli occhi della modella erano un po’ chiusi e tutti mi chiedevano se era incinta». Lì per lì la redazione aveva pensato a uno scherzo. Poi si è ricreduta.
Anna dice di amare le persone con personalità e difatti sul suo Vogue ha subito imposto le celebrities in copertina, da Madonna a Beyoncé a Taylor Swift a Jennifer Lawrence, e le donne influenti da Lady D a Hillary Clinton a Michelle Obama, da Kate Middleton a Oprah Winfrey: un mondo che l’ha aiutata a creare una rete di rapporti personali e un potere parallelo a quello di direttrice, esercitato peraltro sempre in sinergia e al servizio del suo lavoro. Una celebrity a sua volta, tanto che si era parlato di lei anche come ambasciatrice a Londra per Obama. Ma per quanto ami il talento, Anna pretende anche devozione intorno a sé, almeno a voler credere alla Miranda di Meryl Streep che si sarebbe ispirata proprio a lei per dar vita alla direttrice caparbia, capricciosa e dispotica nel film del 2006 «Il diavole veste Prada».
Leggendarie le partite a tennis all’alba, il parrucchiere mattina e sera per rinfrescare l’immutato caschetto, l’inseparabile sandalo beige di Manolo Blahnik di forma chic e di calzata comoda, gli occhiali scuri (quasi) sempre indosso, i battimano spesso svogliati alle sfilate, l’abilità di riciclare vestiti, collane, calzature. Tante chiacchiere tanto onore e, sempre, tanta personalità. Sono veri i pettegolezzi su di lei? «Tutti veri» ha risposto Anna in un’intervista maratona con 73 domande di una giovane giornalista di Condé Nast, mentre in un’altra risposta confessava che l’unica cosa di cui sentiva la mancanza negli Usa era l’humor britannico. Nella stessa occasione ha anche annunciato di non portare quasi mai la borsa e che trovava sommamente glamour la figura letteraria di Scarlett O’Hara, cosa che la dice lunga sul culto della personalità. Di amare le tuberose e le pellicce, ma soprattutto i due figli avuti da David Shaffer, psichiatra infantile e suo marito fino al 1999: Charles, che ha scelto la strada del padre e Bee, giornalista (ma non di moda) come la madre che il 7 luglio scorso a Long Island ha sposato – a cellulari spenti – Francesco Carrozzini, figlio della direttrice di VogueItalia, Franca Sozzani, scomparsa nel dicembre 2016. Nell’occasione aveva ripreso quota il gossip rivelatosi sommamente sventato che dava Anna in uscita in autunno da Condé Nast proprio in contemporanea con la pubblicazione del famoso numero settembrino, il più importante dell’anno per carico di pubblicità, di moda, di idee.
Ora arriva la nomina a vita, cinque anni dopo la doppia nomina (direttore di Vogue più direttore artistico di tutto il gruppo): «Sarò solo una centralina di suggerimenti, d’altra parte è quel che faccio già a Vogue, do consigli a tutti», minimizzava allora lei. A dimostrazione che «L’età conta solo se non vali niente» come ha titolato il Foglio in un articolo di Fabiana Giacomotti. E che un’idea elastica dell’età è più glamour e più adatta alle sfide contemporanee.