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«Mio figlio un cretino, pagherà per le uova lanciate contro Daisy ma non è razzista». Intervista al consigliere del Pd De Pascali
«Mio figlio è un cretino, di certo non un tiratore scelto. Ha mirato ai cassonetti, a gruppi di persone sporcando al massimo i vestiti. Poi ha ferito in modo serio la persona più sbagliata che potesse capitargli». Roberto De Pascali è il padre di Federico, 19 anni, uno dei lanciatori di uova che hanno colpito Daisy Osakue, l’atleta di Moncalieri rimasta ferita ad un occhio. Non giustifica suo figlio anzi lo dice a chiare lettere: «È indifendibile, lui come i suoi amici». Ma De Pascali è anche il capogruppo del Pd di Vinovo, alle porte di Torino, e in tutta questa vicenda non può non vedere le implicazioni politiche di quella che lui chiama «una stupida bravata di ragazzini annoiati».
Ieri mattina ha tirato l’unico sospiro di sollievo delle ultime 48 ore, quando la Federazione nazionale di atletica leggera ha sciolto le ultime riserve sulla partecipazione della discobola agli Europei di Berlino: «È una bella notizia».
Lei parla di una bravata, ma questa vicenda ha sollevato un polverone enorme.
«E non avrebbe dovuto perché si tratta davvero solo di un gesto stupido di un gruppo di ragazzi che hanno spento il cervello. Chi non ha fatto delle bravate da ragazzo? Di norma non succede niente. Se ti va male — e può capitare — ti beccano e rischi guai. Se ti va male al quadrato, come in questo caso, finisci su tutti i giornali. Per questo dico che hanno colpito la persona sbagliata, di peggio avrebbero potuto ferire solo CR7».
Così sembra che voglia difendere suo figlio.
«Assolutamente no. Anzi a prescindere da quello che sarà il corso giudiziario di tutta questa vicenda Federico riceverà una punizione esemplare. Farà ilservizio civile per almeno due mesi dove deciderò io. Ma credo che la lezione l’abbia già imparata e abbia capito che lo scherzo di una sera può avere conseguenze pesantissime. Si è comportato da deficiente ed è giusto che paghi, ma voglio riportare questo episodio nella giusta misura. Di sicuro mio figlio non ha voluto colpire Daisy per le sue origini, il razzismo non c’entra».
Al gesto razzista, all’inizio, hanno pensato tutti. Lei no?
«Si, lo ammetto. Lunedì l’ho pensato anche io. Ne ho parlato anche con mia moglie. Tutti sanno come la pensiamo su questo tema e mai avremmo immaginato che mentre parlavamo di quell’episodio stessimo parlando di nostro figlio. Ora che so che è stato lui, però, a maggior ragione, so che non si è trattato di razzismo».
Chi è suo figlio?
«Uno studente normale che sta cercando di lavorare e che si è preso un mese di pausa dopo la maturità. Gioca a calcio, esce con gli amici ma non beve, non si droga, non è uno scapestrato».
Tutto questo è diventato un caso politico, che ne pensa?
«La politica non c’entra. Federico è il figlio di un piccolo consigliere di un piccolo Comune in provincia di Torino. È mio figlio ma potrebbe esserlo di chiunque altro. E poi, mi scusi, ma anche i figli dei consiglieri Pd possono fare cavolate, io ci ho rimesso 10 anni di vita. Lui resta un ragazzo di 19 anni che ha sbagliato».
Però Salvini ora chiede le scuse di chi ha parlato di aggressione razzista e calca la mano sul suo ruolo politico di consigliere. Dice “Meglio il figlio di Foa (candidato bocciato alla presidenza Rai, ndr) nel mio staff, che il figlio di un consigliere pd lanciatore di uova.
«Non mi interessa quello che dice Salvini. Se è vero che anni fa è stato condannato per aver lanciato uova durante un comizio di Massimo D’Alema a Milano, spero che mio figlio non segua le sue tracce».
Incontrerete Daisy e la sua famiglia?
«Si, ma spero lontano dai riflettori. Vogliamo chiederle scusa di persona. E comunque Federico deve fare attenzione perché quella ragazza è molto muscolosa, magari gli tira una sberla e lo rivolta. Agli Europei tifiamo per lei».