Il Messaggero, 4 agosto 2018
Quando Salvini lanciò uova contro D’Alema
È nato prima l’uovo o la gallina? No, non è più questa la domanda da porre ma un’altra: è nato prima l’uovo o il cretino? Questa strana coppia, il tuorlo e lo stupido, sarebbe stata perfetta in quella scena del film di Woody Allen, «Amore e guerra», in cui il regista inventa un geniale festival dei cretini che all’ingresso dell’area a loro dedicata vengono accolti da un grande striscione dove c’è scritto: «Welcome idiots». Avrebbe potuto partecipare a questo festival, portando un uovo sulla nuca, o sulla scapola, o sul naso come se fosse uno scemissimo clown, Federico De Pascali. Quello che ha bersagliato la povera Daisy a Moncalieri, dicendo poi «sono un cretino, non un razzista», e facendosi confermare dal padre – Roberto De Pascali, esponente del Pd piemontese – nella propria convinzione auto-difensiva: «Mio figlio è un cretino».
L’uovo di Colombo è che tutti pensano che i cretini siano gli altri. E Matteo Renzi a questa regola proprio non ci sta. E allora è passato all’azione. Ha sentito la dichiarazione di Salvini – «Quell’uovo non è stato lanciato da un razzista ma da un cretino» – e ha twittato così: «Il leader leghista ironizza sulla vicenda di Daisy Osakue dicendo che chi lancia uova è un cretino. Condivido la definizione. Sapete per cosa è stato condannato nel 1999 Matteo Salvini? Lancio di uova. Come si autodefinisce allora il nostro ministro dell’Interno?».
FORREST GUMPUn Matteo dà dunque dello stupido all’altro Matteo e «stupido è chi lo stupido fa», potrebbe aggiungere Forrest Gump con questo suo celebre motto. E comunque, Salvini a suo tempo è stato effettivamente un lanciatore di uova. Il suo bersaglio fu D’Alema. L’allora premier dei Ds teneva un comizio a Milano, e se a un certo punto non avesse abbassato leggermente la testa gli sarebbe arrivato in fronte l’uovo scagliato dal giovane Salvini in camicia verde. D’Alema ora dichiara, in perfetto dalemese: «Comunque quel tuorlo non mi ha colpito, diciamo». I Giovani Padani, di cui Salvini era grande esponente super-movimentista al punto che rifiutò di stringere la mano al presidente Ciampi, invece ricordano trionfalmente nelle biografie del loro collega l’episodio milanese che costò a Matteo una condanna a 30 giorni di prigione con la condizionale: «Un gesto politicamente scorretto, ma ne valeva la pena». L’uovo finì sulla divisa di un poliziotto, sporcandola di giallo (oggi si direbbe di giallo-verde, anche perché l’uovo probabilmente non era freschissimo). Salvini, però, le uova non solo le ha lanciate ma le ha anche ricevute più volte durante i comizi. Le ultime che ha schivato sono quelle durante una visita al quartiere milanese del Giambellino, nel 2017. Ma prima c’era stato l’uovo di Segrate. Glielo tirarono quelli dei centri sociali e lui: «Questa è la rivoluzione di quattro disadattati». Avrebbe potuto dire «di quattro cretini». I tre di Moncalieri – «Siamo stati tutti cretini», puntualizza Federico figlio del papà dem – intanto hanno confessato. Manca soltanto la confessione dell’uovo. E Woody Allen che gira un film su questa vicenda comica ma che non fa ridere.