la Repubblica, 3 agosto 2018
Se il telecronista è il portiere
Il vecchio McLuhan (non quello che giocava nel Celtic ma il professore) l’aveva proprio azzeccata: nelle faccende della comunicazione, il medium è il messaggio. La dimostrazione in carne e ossa della sua teoria si chiama Brad Guzan, ha 34 anni, è americano e fa il portiere. Giocando contro la Juventus con la maglia delle MLS Stars in quel bizzarro torneo, l’amico Brad ha fatto la telecronaca di sé stesso. Munito di auricolare e microfono il portiere ha commentato in diretta le azioni di gioco, dialogando con i giornalisti di ESPN. Lo si è pure sentito dare indicazioni ai compagni e alla fine, beato, eccolo su Twitter: “Grande partita, e intervista più lunga di sempre!”.
Dunque, nasce ufficialmente nel calcio la figura del “dentrocampista” destinata a eclissare i bravi colleghi bordocampisti, quelli che appollaiati vicino alle panchine ci dicono che l’allenatore in svantaggio non è mica contento. Si tratta della logica evoluzione di un’invasione, forse di un’invadenza: prima le telecamere raccontavano lo sport, adesso lo fanno. Eccole allora dietro e davanti alle motociclette, così sul divano ci incliniamo in curva pure noi; eccole piantate nell’asfalto della Formula 1, con i bolidi che sembrano passare sopra lo spettatore, oltre che ovviamente nell’abitacolo dei piloti; eccole sotto il corpo di nuotatori delfini; eccole sulle biciclette che si tuffano nelle folli discese di Giro e Tour; eccole negli spogliatoi del calcio, in quelle sequenze finte dove tutti fingono di essere veri e invece recitano, e intanto la sacralità del luogo l’abbiamo perduta per sempre in cambio di un calzettone e di qualche tatuaggio sotto le ascelle.
La piega che ha preso la sovranità dell’immagine, e che rovinosamente si è impossessata anche di una certa informazione, è senza ritorno: prepariamoci a una “grandefratellizzazione” dello sport, vedrete che s’inventeranno una temptation island in cui i centrali di difesa tramano contro esterni bassi e laterali a sostegno. Tra cimici e wifi, anche in campo putroppo ci sarà campo. In fondo è il sogno di ogni opinionista deviato: venire prima del fatto, venirci dentro, oscurarlo di parole. Così la chiacchiera sommergerà l’ultima oasi di relativa purezza rimasta: il gesto tecnico, il momento atletico.
Anche se il primo uomo su questa diabolica Luna, cioè Brad il portiere, ha preso gol proprio un attimo dopo il collegamento. Dio esiste e odia la tivù.