Libero, 3 agosto 2018
Perché due neonate muoiono di pertosse
La pertosse ha colpito ancora, e in Lombardia ha ucciso due neonate a distanza di pochi giorni una dall’altra. La prima bambina, nata lo scorso maggio, a fine giugno ha iniziato a star male e dopo due ricoveri con cure intensive di antibiotici, che si sono rivelati inefficaci, è morta all’ospedale di Bergamo per shock settico. La seconda neonata, che aveva poco più di un mese è stata sottoposta anche alla macchina cuore-polmone, ma è morta il 30 luglio anche lei nel reparto di Terapia Intensiva pediatrica di Bergamo, suscitando allarme tra le madri degli altri bambini ricoverati, le quali sospettavano il pericolo di un’epidemia, pericolo che è stato prontamente escluso e smentito. Naturalmente le due neonate, essendo di età inferiore ai tre mesi, non erano vaccinate, ma non lo erano nemmeno le rispettive madri, che sono risultate entrambe positive alla pertosse, ovvero erano malate ma, essendo adulte, il loro fisico ha reagito in modo differente rispetto alle loro bambine, e non si erano affatto rese conto di aver contratto il batterio con il quale hanno contagiato le figlie.
I CENTO GIORNI
La pertosse, nota anche come tosse convulsa o tosse dei 100 giorni, è una malattia infettiva batterica altamente contagiosa. I sintomi iniziali sono quelli di un comune raffredore, che successivamente si complicano con febbre e tosse lieve, a cui seguono attacchi sempre più forti, che possono durare fino a dieci settimane durante le quali la tosse acquista un suono acuto, che diventa quasi un gemito quando il paziente inspira, e può essere così violenta da provocare vomito ed in alcuni casi addirittura la frattura delle costole per lo sforzo pressorio del torace. La prevenzione della pertosse avviene solo ed esclusivamente con il vaccino, che fino agli anni Novanta era estremamente efficace, seppur con rari effetti collaterali, per cui si è passati al vaccino “acellulare”, sicurissimo, ma meno potente, efficace al 90% ma con una immunità che tende a svanire nel tempo ed ha pertanto bisogno di richiami. La pertosse è pericolosissima per i bambini molto piccoli, quelli di pochi mesi non vaccinati, e siccome l’immunità contro questa infezione è sempre molto debole, le madri non riescono a trasmettere ai loro figli in grembo una quantità adeguata di anticorpi durante la gravidanza, per cui alla nascita i neonati saranno quindi estremamente vulnerabili nei confronti di questa patologia qualora vengano in contatto con il batterio responsabile. Oggi è però possibile proteggerli ugualmente ed in modo completo semplicemente vaccinando le madri in gravidanza, affinché abbiano anticorpi da trasmettere e non corrano il pericolo di ammalarsi durante il puerperio. Il professor Roberto Burioni, che da anni si batte in favore delle vaccinazioni, aggiunge che sarebbe opportuno che anche i padri, i fratelli, e gli altri componenti il nucleo familiare si sottopongano a un richiamo del vaccino, per evitare che il batterio, dopo averli infettati, arrivi alla gola del neonato con un semplice bacio od uno starnuto. Si stima che circa 16 milioni di persone nel mondo si infettano ogni anno di pertosse. Nel 2013 questa infezione ha causato 61 mila decessi, in calo, grazie ai vaccini, rispetto ai 138 mila registrati dieci anni prima. Quasi il 2% dei bambini infetti con meno di un anno di età muoiono di pertosse ogni anno, una delle principali cause di morte prevenibile con un semplice, sicuro, veloce ed efficace vaccino.