Il Messaggero, 3 agosto 2018
Birkenstock, quei sandali così brutti e così glamour
In principio erano comode ma inguardabili, specialmente indossate con i calzini di spugna bianchi. Oggi le Birkenstock sono chic, calzature estive irrinunciabili per lui e per lei, amate dalle star globali. Lineari nella forma, questi sandali hanno vinto una scommessa stilistica non da poco, che dagli anni Novanta si è accompagnata a un cambiamento culturale. L’estetica è passata in secondo piano, anzi ormai queste scarpe sono quasi belle, in nome di una praticità minimal che si sposa con la ricerca di materiali ecosostenibili. Le teutoniche Birkenstock, insomma, sono diventate non solo un feticcio da guardaroba, ma quasi una filosofia di vita, visto che l’impero del marchio ha ampliato il campo di azione verso il design, la cosmesi e l’abbigliamento, portando con sé, fedelmente, i propri valori. Nel giugno 2017 per la prima volta il marchio Birkenstock ha sfilato a Parigi e due mesi fa a Pitti Uomo con le collezioni per la prossima estate. I sandali sono sempre più copiati e sempre più diffusi: in Italia in 60 anni ne sono stati venduti 3 milioni e mezzo di paia.
LE ORIGINI
Tutto ebbe inizio nel 1774 in una cittadina vicino a Francoforte, Langen Bergheim, dove il calzolaio, Johann Adam Birkenstock, l’antesignano, inizia a produrre le solette flessibili da usare dentro le scarpe. Un secolo dopo un suo discendente, Konrad, creò un sandalo con il plantare sagomato che potesse avvolgere e supportare il piede, il cosiddetto Fussbett, letteralmente un letto per il piede. La fama di scarpe ortopediche cominciò a circolare tra i tedeschi, convinti sostenitori della cultura termale che oltre ai bagni prevedeva lunghe passeggiate nei boschi, per le quali erano necessarie calzature comode.
Il sandalo che conosciamo oggi con il plantare di sughero e lattice arrivò negli anni Sessanta del 900, con il figlio di Konrad, Karl Birkenstock, che sperimentò combinazioni inedite per ottenere un materiale leggero e resistente che sostenesse, al contempo, il piede. Da qui, nel 1966, nacque il modello Madrid, quello con una sola fascia chiusa dalla fibbia. Il successo internazionale, però, si deve al mal di piedi di una donna cosmopolita, Margot Fraser, una sarta di successo di Brema che in quegli anni sposò un americano e si trasferì in California. Il sollievo che le diedero il primo paio di Birkenstock la spinse a importare negli Usa le sue calzature. All’inizio il mercato è stato reticente verso un brand che tralasciava l’estetica. Ma le scarpe erano comode, comodissime, e cominciarono presto ad avere fans. I primi furono i commercianti dei negozi di alimentari, che passavano tutta la giornata in piedi. Erano dei sandali di rottura, distruggevano ogni regola dell’estetica di quegli anni e divennero il modello preferito dagli hippie che giravano il mondo. Ben presto vennero eletti a simbolo delle donne attiviste negli anni Settanta che scesero dai tacchi reclamando il diritto alla comodità.
LE CELEBRITÀ
Il resto è storia recente. La moda dagli anni Novanta comincia ad amarli e a sdoganarli da accessorio delle controculture. La prima a farlo è nel 1990 la top model Kate Moss. Oggi Julianne Moore, Jessica Alba, Heidi Klum, ma anche Alexa Chung e Leonardo Di Caprio le indossano nella vita di tutti i giorni. Nel 1992 un giovanissimo Marc Jacobs, nella sua collezione per Perry Ellis le declina in stile grunge. A renderle chic ci pensa nel 2013 Phoebe Philo per Céline, che le manda in passerella in versione pelosa. L’ultima collaborazione celebre è quella di oggi con Rick Owens. Lo stilista americano usa materiali inediti come il feltro, il suedé e il pelo di vacchetta. Dall’anno scorso il modello più venduto è quello in plastica, verde, arancio, azzurro, comunque colori flou. L’anno prossimo le Birkenstock stupiranno ancora, con una nuova estetica, più ricercata, con effetti 3D, pizzo e tinte pastello. Il loro è un successo inaspettato, per buona pace degli uomini che hanno messo questi modelli dall’aspetto francescano al primo posto nella lista dei man repeller, una lista nera di abiti e accessori femminili poco sensuali. La prossima sfida per l’azienda sarà quella di far passare anche i modelli invernali, al momento praticamente sconosciuti. Perché le Birkenstock o si amano o si odiano. Ma se si indossano una volta non si abbandonano più.