Il Messaggero, 3 agosto 2018
«Il parà Scieri è morto per atti di nonnismo». Un arresto dopo 19 anni
Dopo 19 anni di indagini, misteri e silenzi, da ieri c’è un nome dietro la morte di Emanuele Scieri, il parà di leva trovato morto nell’agosto del 1999 nella caserma Gamerra di Pisa. Da mercoledì è agli arresti domiciliari Alessandro Panella, 39 anni di origini romane, all’epoca caporal maggiore in ferma prolungata in servizio nella stessa caserma. Altri due uomini sono indagati, tra cui un militare in servizio, uno di Rimini e uno di Roma. Per Panella l’accusa è di omicidio volontario perché, come ha spiegato ieri il procuratore della Repubblica di Pisa, Alessandro Crini, Scieri fu aggredito e fu lasciato a terra agonizzante, mentre ci sarebbe stato tutto il tempo per soccorrerlo e salvarlo.
L’INTERVENTO
La svolta in questo caso è stata repentina proprio perché Panella oggi avrebbe dovuto lasciare l’Italia e tornare negli Stati uniti, a San Diego, dove vive ormai da oltre 10 anni ed è sposato con un’americana. Le indagini negli ultimi tempi si erano fatte pressanti, l’uomo era stato convocato in procura ed erano state fatte perquisizioni. Così stavolta, secondo l’ordinanza del gip Giulio Cesare Cipolletta, Panella voleva tornare negli Usa per restarci e sottrarsi alla giustizia. Lo afferma chiaramente in una conversazione con il padre e il fratello intercettata il 26 luglio negli uffici della procura: «Prima avevo il dubbio di rimanere in Italia, ora non ce l’ho più. Rinuncio alla cittadinanza e appena arrivo in Usa lo comunico al consolato». In un’altra conversazione, intercettata con una microspia in auto, di fronte all’ottimismo del fratello sugli anni di carcere a cui potrà essere condannato, Panella risponde: «Se stavolta riescono a incastrarmi, mi sa che ci muoio in carcere». Sempre parlando in auto, il 39enne riferisce che Scieri è morto perché «preso a calci» e che gli anfibi conservati dai tempi del servizio militare che gli sono stati sequestrati in casa sono quelli nuovi perché «quelli vecchi li ho buttati via una settimana fa».
Emanuele nel 1999 aveva 26 anni, era laureato in legge e già lavorava come praticante in uno studio legale. Era arrivato a Pisa il 13 agosto dopo l’addestramento a Scandicci (Firenze) e a quanto pare già nel viaggio di trasferimento verso Pisa c’erano stati dei problemi. Scomparve la stessa sera del suo arrivo per essere ritrovato tre giorni dopo ai piedi di una torre utilizzata per asciugare i paracadute. Si parlò di suicidio, o di una prova di forza a cui potevano esser state sottoposte le reclute, due ipotesi all’epoca suggerite dalla catena di comando della Folgore ma che non hanno mai convinto la famiglia e che successivamente sono state smentite dai lavori della commissione parlamentare. Ieri, prima di dare notizia dell’arresto, il procuratore ha chiamato la madre di Scieri, Isabella Guarino, per informarla. «Siamo soddisfatti ha detto ieri la donna – ma nessuno ci potrà ridare Emanuele».