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 2018  agosto 03 Venerdì calendario

Amy Schumer: «Con ciccia, cellulite e una bella risata guiderò la ribellione»

«Da qualche parte ho letto che non sono grassa abbastanza per interpretare una donna zotica e cafona. Ma io agli haters rispondo: vi aspetto al cinema. In bikini e attaccata al palo della lap dance». Nella suite di un hotel a Midtown Manhattan, l’attrice comica Amy Schumer, un vestito rosso pompiere e la giacca color panna sulle spalle, sorride alle polemiche per I feel pretty, film al femminile bollato come "grasso-fobico" prima dell’uscita in sala. Come ti divento bella, titolo italiano, sarà al cinema dal 22 agosto per Lucky Red. Agli americani non è andato giù il ruolo di una donna con scarsa autostima, bruttina, che durante una lezione di fitness batte la testa e si risveglia sentendosi una top model.
«Arrendetevi troll», dice Schumer, facendo scorrere i commenti su Twitter. «I miei genitori sin da bambina mi hanno fatto credere che sono un fottuto genio delle sfilate. Quando ho scoperto che mentivano, era troppo tardi».
Non se la passa meglio la serie Netflix Insatiable in arrivo il 10 agosto, a rischio cancellazione preventiva per la vicenda di una teenager sovrappeso, Patty, bullizzata dai compagni a causa del peso. La bionda Schumer, protagonista di uno show su Comedy Central ( Inside Amy Schumer), lanciata dal regista di commedie più influente a Hollywood (Judd Apatow), si considera "un’antenata della femme fatale", tanto da mettersi a nudo in un famoso scatto di Annie Leibovitz. "Bellissima, rozza, forte, magra, cicciona, carina, brutta, sexy, disgustosa, perfetta, donna". La didascalia, scritta da Amy, oggi una delle comiche più pagate al mondo (37 milioni di dollari, secondo Forbes), la dice lunga sul suo senso dell’umorismo.
Dalla stand-up comedy a icona contro il cyberbullismo.
Se lo aspettava?
«Ho 37 anni, peso 72 chili, da 15 anni parlo in pubblico solo di sesso e alcol. Non credo di essere un mito per gli adolescenti. Però il bullismo in rete sta montando e se posso lanciare un messaggio, attraverso il mio film, sì che lo faccio. Tutte le vittime di bullismo, grasse o magre, donne o uomini, devono poter contare su qualcuno e combattere, ogni giorno.
Io sono dalla loro parte.
Dobbiamo ridere in faccia a chi ci odia. Non facciamoci dire da nessuno chi dovremmo essere e come dobbiamo apparire. Siamo noi che determiniamo il mondo in cui viviamo. Io sono fiera di guidare la ribellione. Ci sono dei perfetti sconosciuti che hanno trascorso gli anni della mia ascesa dandomi non della paciosa ma della "brutta grassa". Tutti i giorni, per dieci anni. Ora invece apro il giornale (il New York Post, ndr) e trovo scritto: "È così bionda e carina che finisce per offendere tutte le donne"».
Il pubblico di "My fair lady", "Pretty Woman" o "Ragazze a Beverly Hills" oggi su cosa può contare?
«Sembra non ci sia più posto per ruoli come quello che interpreto, Renee Bennett, una donna con zero autostima e che un giorno, davanti allo specchio, si vede una bomba sexy mentre fuori nulla è cambiato.
Per gli scrittori e registi di Come ti divento bella, Abby Kohn e Marc Silverstein, Hollywood è sempre stata la fabbrica dei sogni.
In particolare dei sogni delle donne. Ma a che prezzo? Sul set di Un disastro di ragazza con Judd Apatow cominciavo tutte le domande al regista e alla troupe con "Scusa…". Mi sentivo inferiore solo perché donna e taglia XXL.
Ora ho una mia voce. Un mio valore. Sia da attrice che da produttrice».
Lei vive a New York. Come le sembra la situazione rispetto a Los Angeles?
«A Los Angeles le mie braccia sono registrate come gambe. Quando mi vedono in giro, sento i surfisti urlare: "C’è una piovra su Sunset Boulevard!". Quello che ho detto a Comedy Central o durante il discorso per il premio come donna dell’anno a Glamour UK, lo penso ancora però: sì, ragazzi, supero i 70 chili di peso, ma riesco a fare sesso tutte le volte che voglio».
America e ciccia possono andare d’accordo?
«Ho la pancia, ho la cellulite. Perché non posso ricevere amore anch’io?
Credo di essere uguale a tutti gli altri. Credo… Forse c’è qualcosa che non va in me». (ride)
Il suo corpo sulle copertine dei magazine lei lo ha sempre trattato come un’opera d’arte.
«C’è la cover di Entertainment Weekly, io nuda in una discarica di alcolici in bottiglie di vetro e lattine; quella di GQ e me a letto con R2-D2 e C3P0 diGuerre Stellari. Quando Annie Leibovitz ha chiesto che togliessi la maglietta, io non ho avuto esitazione. Amo il mio corpo nudo. Devo solo prendere per mano la gente e convincerla a guardarmi così come mamma mi ha fatto».
E le reazioni quali sono?
«Mi dicono: "Per favore, Amy. Stiamo mangiando"».