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 2018  agosto 02 Giovedì calendario

La prima vedova omosessuale erediterà i beni di sua moglie

Nell’estate di due anni fa, Paola e Laura sono state la seconda coppia gay di cui si è celebrata l’unione civile a Bologna. Ora che Laura è morta dopo una malattia che se l’è portata via a soli 50 anni di età, Paola si ritrova nella condizione di «prima vedova same-sex della città», come si definisce lei stessa nella lettera pubblicata dal sito Gaypost.it. È addolorata e soffre, certo, «perché morire a 50 anni appena compiuti è proprio una schifezza», ma è anche conscia dei diritti che le spettano per legge: «La sera in cui è venuta a mancare Laura, una nostra amica felicemente eterosessuale mi ha detto: “Per fortuna che vi siete sposate!”. Bene, tutto questo andrebbe raccontato ai politici che ancora scorgono del morboso nelle unioni civili: nella gioia e nel dolore, in salute e in malattia avvengono incontri di anime che sono incontri d’amore e subiscono gli eventi della vita esattamente come chi contrae un matrimonio convenzionale».«Gli stessi diritti degli etero»Come sottolinea l’avvocato Michele Giarratano, unito civilmente all’ex deputato Pd Sergio Lo Giudice nonché legale della comunità Lgbt, che ha reso pubblica la lettera, la donna potrà godere «esattamente degli stessi diritti previsti per una coppia eterosessuale sposata, sia per il diritto successorio che per la reversibilità di pensione, che per il diritto di abitazione nella casa coniugale». Paola (il nome, così come quello della sua ex compagna, è di fantasia), nel suo messaggio ripercorre le tappe della sua storia sentimentale, con tutti i risvolti civili e politici che ha avuto: «Siamo state le seconde a unirci a Bologna, avvalendoci della priorità concessa ove uno dei due partner fosse gravemente malato». Entrambe impiegate, «abbiamo abbattuto tanti muri con la tenacia, la determinazione e la discrezione risoluta che ci contraddistingueva. In ospedale, negli uffici, in banca, dal notaio mi dichiaravo e mi dichiaro tranquillamente “moglie” (vedova) di un’altra moglie e ho trovato sempre riconoscimento, preparazione sulla legge e disponibilità. Tranne in posta, dove la direttrice pareva non riconoscermi come erede, ma son dettagli». Paola conclude con orgoglio: «La società si cambia con l’esempio e noi lo eravamo, mettendoci la faccia», anche perché i giovani di domani siano «più liberi di essere chi sono senza vergognarsi o dare spiegazioni».