Libero, 2 agosto 2018
Le donne fanno soldi anche con i vibratori
Cosa piace di più alle donne a letto? Parlare sporco, penetrare il maschio, il sadomaso: lo provano i dati di acquisto di Mysecretcase, ecommerce di sex toys che si conosce per lo spot televisivo del 2017 rivolto alle donne e che dice: “Non siete oggetti sessuali, ma potete averli tutti”. All’ultimo piano di un palazzo borghese con scalinata stile liberty vicino Porta Genova a Milano c’è la loro sudatissima sede in cui si sono trasferiti da poco, mentre la startup venne fondata nel 2014. Sudatissima non perché mancassero i soldi per affittare i locali: partiti da poche migliaia di euro dei fondatori, il fatturato del 2017 è di 2 milioni di euro, quello del 2016 di 900 mila euro, sono assunte 7 persone a tempo pieno e due part time. Gli investitori sono professionisti che vengono da imprese note: Buongiorno, Discovery, Nespresso, Nestle ecc. «Ci abbiamo messo più di un anno a trovare questa sede: appena i proprietari scoprivano che vendevamo sextoys, si insospettivano e saltava la trattativa», racconta Norma Rossetti, la fondatrice dell’ecommerce. Ha 34 anni, alle spalle studi umanistici e l’attività di fotoreporter – realizzò nel 2009 un servizio su Scampia a Napoli e vinse premi tra cui quello del Centro Italiano della Fotografia d’autore. «Ero a Kuala Lampur per ragioni amorose, parlavo con alcuni studenti della Bocconi e ci venne in mente che il mercato del futuro era quello dei sex toys». Aspettare è servito: gli spazi della sede sono ampi, c’è una sala dove si può persino praticare yoga circondati da ogni ben di Dio in forma di sex toys (code per diventare un unicorno, falli di gomma, vibratori, tutti i gusti di gel, vibratori a distanza, strap-on) e un terrazzo da cui si vede tutta Milano. Norma Rossetti racconta l?azienda con Marta Milasi, che ne cura la comunicazione, artefice di alcuni claim e calembour divertenti, “fallo cremoso”, “Vieni doppio”, “giornata mondiale delle zone umide: immergiti nel piacere”, e con il cfo Antonino Rindone, che ci spiega i conti. Sono partiti da un primo seed (seme) di investimento di 80 mila euro. E poi sono andati avanti. «Il punto era trovare un nuovo target per un mercato che già esisteva», spiega la fondatrice «e così ho rivolto la mia comunicazione alle donne, il mio scopo era anche quello di educare alla sessualità e combattere gli stereotipi della pornografia maschile». All’inizio, in modo quasi naif, racconta, «associavo a ogni giocattolo sessuale una poesia o un’illustrazione: ora le poesie non ci sono più», poi trovando «legittimazione nello spot televisivo dl 2017, in cui ci rivolgevamo alle donne in modo chiaro, dando rappresentazione di tutti i tipi: dalla single, alla donna in carriera, alla giovane». L’effetto della pubblicità in tv ha catturato l’attenzione di tutte le fasce d’età: «Prima avevamo un target di 30-45enni, oggi comprano da noi anche le più giovani». Tra quello che interessa di più le donne, spiega, ci sono «l’orgasmo anale, la masturbazione femminile, le tipologie di orgasmi». E le pratiche più ricercate? «Dirty talking (dirsi le parole zozze, ndr) pegging (la donna che penetra un uomo con lo strap-on, ndr), tutto il mondo BDSM (sadomaso, l’eros e l marketing vogliono l’inglese, ndr)». E poi: il prodotto più venduto è il vibratore a distanza, il 60% della clientela è donna, si compra di più a Milano Torino e Roma rispetto alla provincia, e lo si fa in orario di ufficio, dalle 9 alle 12. «Chi compra poi ritorna», aggiunge Norma Rossetti, che ha un piercing in mezzo alla fronte, è stata tanti anni vegetariana ma oggi non più, si definisce «una persona di fede», in parte buddhista «anche se non praticante». E l’etica? Anche nei sex toys c’è, conclude la fondatrice: «Non venderemo mai le bambole gonfiabili che rappresentano donne incinte, bambini, stereotipi poco reali».