Il Sole 24 Ore, 2 agosto 2018
Apple vede quota mille miliardi a Wall Street
Apple galoppa verso il traguardo dei mille miliardi a Wall Street. Della prima società a valicare la storica soglia, battendo un altro marchio tech, il re del commercio elettronico Amazon, e surclassando le azioni di «area Fang», i titoli tech considerati d’avanguardia oggi sotto pressione. Scattata in rialzo di oltre il 4% fin dalle prime battute di scambi di ieri sull’onda di conti trimestrali oltre le attese, la società già più «preziosa» al mondo ha messo a segno nuovi record di Borsa spingendo il titolo per la prima volta sopra 200 dollari e la capitalizzazione di mercato attorno a 980 miliardi, coronando così uno sprint del 17% da inizio anno e del 30% in dodici mesi. Anzi, secondo alcuni analisti con un previsto aggiornamento nel numero di titoli in circolazione quel trofeo dei mille miliardi potrebbe essere comunque in mano ad Apple.
La spinta decisiva alla corsa arriva dalla continua e solida performance finanziaria del colosso di Cupertino, con la tenuta del prodotto di punta – gli iPhone – accompagnata dal nuovo motore di crescita dei servizi, dalle app allo streaming. È una performance che ha trovato conferma nel trimestre concluso a giugno, il terzo fiscale dell’azienda guidata da Tim Cook. Tradizionalmente il più debole dell’anno, alla vigilia del lancio di nuovi prodotti a settembre, questa volta ha brillato, il migliore di sempre nel periodo considerato. Il giro d’affari ha marciato del 17% a 53,26 miliardi di dollari mentre i profitti si sono impennati del 32% a 11,52 miliardi, equivalenti a 2,34 dollari per azione. E l’ottimismo regna per il trimestre in corso, il quarto fiscale: il giro d’affari dovrebbe salire di un solido 14-18% a 60-62 miliardi, a sua volta oltre le aspettative.
Elemento cruciale, «la narrativa di Apple si sta spostando verso la loro abilità di sostenere una crescita delle entrate nonostante un appiattimento nel numero di iPhone venduti e un incremento tra il 10 e il 15% negli utili per azione», hanno commentato gli analisti di Rbc. Gli iPhone hanno generato revenue in aumento del 20% a 29,91 miliardi, sostenute da rincari più che dal numero di cellulari venduti, lievitati dell’1% a 41,3 milioni. L’iPhone X, a 999 dollari, ha rappresentato un quarto delle entrate e spinto i prezzi medi degli iPhone in rialzo di un quinto a 724 dollari rispetto ai 693 dollari anticipati.
Ma la crescita più incoraggiante è avvenuta nella divisione dei servizi, dove le entrate sono salite del 31% al record di 9,55 miliardi. I servizi sono il pilastro di una transizione di Apple da gruppo trainato da hardware e gadget ad azienda che genera sempre maggior business attraverso abbonamenti e software. L’obiettivo è arrivare in questo segmento a 50 miliardi di entrate annuali entro il 2020, grazie a iCloud storage come a streaming di musica e video comprese commissioni per servizi di terzi. Gli abbonamenti legati a Apple sono ormai 300 milioni, ha indicato il direttore finanziario Luca Maestri, in rialzo del 60 per cento. A dimostrazione della sua forza di marchio gobale, Apple nel trimestre si è inoltre riscattata in Cina, con una crescita nelle entrate del 19% a 9,55 miliardi nonostante lo spettro delle guerre commerciali.