Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2018  agosto 02 Giovedì calendario

Come cambia il sampietrino romano

C’era una volta il selcio, anzi il sercio, detto alla romana, il blocchetto che dal Cinquecento in poi ha conquistato il cuore della vecchia Roma. Il primo a volerlo, si sa, fu papa Sisto V, per San Pietro, e da lì in poi questo cubetto di pietra, tagliato a forma di piramide tronca, ha preso piede un po’ ovunque, nelle viuzze come nelle consolari, perché con quella formula a incastri le carrozze dell’epoca scivolavano alla grande. Ora di storico, a parte il nome, è rimasto poco: da anni i sampietrini che lastricano il centro dell’Urbe arrivano dalla Cina o dal Vietnam. Questione di costi, che però si possono sforbiciare ulteriormente, a quanto pare. In Campidoglio sono pronti a far debuttare sulle strade della Capitale il sampietrino green, insomma ecologico, simile per forma e consistenza a quello che per secoli è stato estratto dalle cave dei Colli albani e che però sarà fatto per un terzo di rifiuti. Spazzatura. Il resto sarebbero argille ceramiche, sabbia, minerali e rocce.
I RISPARMILa formula permetterà all’amministrazione di risparmiare ancora, ma soprattutto di portare a dama un «riuso» virtuoso. Perché uno dei grandi problemi di chi deve gestire l’immondizia è che non è facile riciclarla. Ecco allora l’idea: con la cenere dei rifiuti urbani si assembleranno i sampietrini del futuro. Dall’immondizia accanto ai cassonetti si passa all’immondizia nelle strade, letteralmente. Ma nella forma tradizionale e confortante del blocchetto che tutti conoscono.

IL GRES
In gergo tecnico si chiama gres, è un materiale già piuttosto diffuso nel mondo dei piastrellisti e delle mattonelle. Ma l’idea di sfruttarlo per i sampietrini è inedita. A Virginia Raggi la trovata è piaciuta subito e il progetto, da quanto trapela, è già in fase avanzata. A produrlo dovrebbe pensarci una grande ditta dell’Emilia-Romagna, che ha già brevettato l’anno scorso questo particolare tipo di sampietrino, prodotto come si diceva utilizzando gli scarti degli inceneritori. Difatti alla fine del processo risulta costituito per il 30% da rifiuti, ma assomiglia in tutto ai famosi cubetti di basalto o di porfido, e ha dalla sua un minore «impatto ambientale», come dicono i tecnici. Altri aspetti positivi: il gres è resistente al maltempo, agli sbalzi e alle vibrazioni, e generalmente ha una superficie «antisdrucciolo», insomma è più difficile scivolare, cosa che farà piacere a chi è abituato a muoversi in sella a uno scooter. Pare che il blocchetto ecofriendly abbia attirato l’attenzione di diversi comuni nel Nord Europa, ma anche Roma dovrebbe convertirsi a stretto giro di posta.

GLI ANTICHI SERCIAROLI
Chissà cosa ne penserebbero gli storici del sampietrino – c’è chi ha scritto un manuale su questa tecnica di pavimentazione, Discorso sul mattonato e selciato di Roma, firmato Guido Blado Foglietta – o magari gli antichi serciaroli, artigiani dal fisico grosso, che secoli fa giravano per le vie della città armati di un martellone di legno chiamato mazzabecco. Venivano perlopiù dalla provincia dell’Aquila e lavoravano a Roma da giugno a ottobre. Il più famoso fu er Vaccaretto, capace di allineare sul terreno, così narra la leggenda, anche 6mila selci in un giorno solo.