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 2018  agosto 02 Giovedì calendario

Gli economisti in crisi d’identità

La domanda della Regina Elisabetta, il 5 novembre 2008 durante una visita alla London School of Economics, riecheggia ancora oggi. «Perché nessuno se n’è accorto?», chiese riferendosi alla crisi finanziaria scoppiata nemmeno due mesi prima. Gli economisti presenti vacillarono un po’. E, in molti casi, vacillano ancora. Ora, l’Ifo di Monaco di Baviera, uno dei centri di studio più influenti della Germania, ha realizzato assieme al quotidiano Frankfurter Allgemeine Zeitung un sondaggio interessante tra quasi 150 economisti tedeschi per capire che lezioni hanno tratto da quella crisi: si scopre che, per quanto gli eventi del 2007-2008 li abbiano colti di sorpresa, continuano a credere nella rilevanza di se stessi. Il 77% ammette che dopo la crisi la loro influenza sulla politica non è aumentata. Ma il 71% ritiene che comunque la loro influenza su governi e partiti dovrebbe essere maggiore. E risultati del tutto simili l’Ifo trova quando passa a chiedere dell’influenza sull’opinione pubblica: il 78% degli economisti tedeschi dice che la loro influenza sui cittadini e sui media non è aumentata dal 2008 ma il 66% afferma che gli economisti dovrebbero averne di più. Questo, nonostante il fatto che il 66% ritenga che la crisi non prevista e poco capita abbia danneggiato la reputazione della categoria. Che la gran parte degli economisti, esperti per definizione, voglia avere maggiore influenza su politica e opinione pubblica in un periodo in cui politica e opinione pubblica tendono a disprezzare gli esperti è comprensibile e confortante. C’è però qualche problema. Solo il 53% di coloro che insegnano economia agli studenti hanno riconsiderato, dopo la crisi, i loro modelli e i loro assunti; il 37% no. E tra gli economisti che fanno ricerca la quota di chi ha analizzato gli errori scende al 35%, mentre quella di chi non l’ha fatto sale al 50%. Solo il 52% ritiene che le prove empiriche abbiano assunto più importanza dei modelli teorici; il 35% pensa di no. C’è poi un problema eccezionale non misurato dai numeri che, dieci anni dopo, confonde tutto: che ruolo hanno gli economisti nell’epoca in cui, come mostra lo scontro crescente tra Stati Uniti e Cina, l’Economia è la continuazione della politica con altri mezzi?