La Stampa, 1 agosto 2018
I numeri del razzismo in Italia
Il tempo e la giustizia stabiliranno la natura delle aggressioni di Moncalieri (Daisy Osakue) e Aprilia (Hady Zaitouni), ma è sorprendente leggere e sentire in questi giorni che non disponiamo di elementi statistici in grado di quantificare il crescendo del razzismo. Ne abbiamo molti invece, e da un po’. Già nel 2015 il Pew Research (think tank di Washington) rilevò che nessuno in Europa quanto gli italiani disprezza rom (86 per cento) e musulmani (60). L’anno successivo calcolò nel 25 per cento gli italiani che avrebbero rifiutato un ebreo in famiglia e nel 43 quelli che avrebbe rifiutato un musulmano. L’associazione Lunaria ha presentato in Parlamento il suo rapporto: dal gennaio 2015 al maggio 2017 ha registrato quasi mille e cinquecento casi di violenza razzista (compresa quella verbale); da gennaio 2007 ad aprile 2009 erano stati 319. Secondo l’Oscad (osservatorio che riceve le segnalazioni da polizia e carabinieri) i reati con matrice d’odio, di cui quelli di impronta razzista sono la grande maggioranza, nel 2009 erano 142, sono saliti a 472 nel 2013, a 803 nel 2016. A un sondaggio Swg del novembre 2007, il 3 per cento degli italiani ha risposto che il razzismo è giustificabile sempre, il 7 che lo è il più delle volte, il 16 in alcuni casi. L’associazione Vox (monitoraggio di Twitter in collaborazione con quattro università) nel dossier 2016 segnalò 42 mila tweet contro i migranti, in quello del 2018 sono oltre 73 mila. In generale aumentano i tweet contro islamici, ebrei e pure contro le donne. Diminuiscono solo i tweet omofobi, ma i gay capiranno: sono cambiate le priorità.