la Repubblica, 1 agosto 2018
«Farò il calciatore». L’esordio di Renzi jr ( con i dubbi di papà)
«Voglio fare il calciatore, ovvio se sono qui: il mio sogno è giocare in serie A». Francesco Renzi è seduto con i compagni nella sala mensa del centro sportivo di Ampezzo, tra le montagne friulane della Carnia. Da ieri, a 17 anni, fa sul serio: allenamenti e riposo, ogni giorno, come un professionista. È in ritiro con la squadra Primavera dell’Udinese, storica fucina di campioni made in Italy. A fine luglio papà Matteo, ex premier e leader Pd, attualmente senatore, e mamma Agnese, insegnante di italiano e latino, hanno ricevuto «la brutta notizia». «Sì – ha annunciato Francesco in famiglia – sarà dura e ho la maledizione di un cognome pesante. Però voglio provarci, è la mia vita, e lo sport non fa sconti a nessuno». In casa avrebbero preferito che continuasse con la scuola e basta, tenendo il pallone solo per il tempo libero. Pressioni, e preoccupazioni di genitori, inutili. Così adesso, mentre i coetanei sono in vacanza, Francesco suda e ride con i compagni che condividono la sua stessa sfida. Sono 29, hanno superato il provino affrontato da 40: metà italiani e metà stranieri di mezzo mondo. «È un ragazzo semplice, gentile e molto intelligente – dice l’allenatore David Sassarini, da ventiquattro anni sulle panchine professionistiche di mezza Italia e appena arrivato all’Udinese dall’Entella – e pretende giustamente di essere trattato come tutti gli altri. Qui i ragazzi devono capire prima di tutto se possono affrontare davvero una carriera nel calcio, sempre in bilico su un filo sottile, tra successo e fallimento. Contano le doti fisiche e tecniche, ma carattere e destino restano protagonisti.
Se poi oggi in Italia ti chiami Renzi, lo capisce chiunque, per riuscire devi superare uno scoglio in più. È la pena inflitta ad ogni “figlio di"». Francesco è uno studente, tra un anno lo attende la maturità classica, ma già il 4 agosto sarà a disposizione della prima squadra di mister Julio Velàzquez, per il debutto a Preone contro il Venezia. «Non significa automaticamente che a fine ritiro entrerà a pieno titolo nell’Udinese Primavera – dice Sassarini – siamo al primo giorno di allenamenti e dovrò valutare senza condizionamenti. Le qualità però sono evidenti e Francesco è molto determinato». Anche il ruolo scelto rappresenta una sfida in più: centravanti.
Sempre sotto i riflettori, come un portiere, il minimo errore e i tifosi ti fanno a pezzi. Ci vuole coraggio e Francesco, divisa da riposo giallonera e sandali, prima di concedersi una partita a freccette dopo pranzo, ha l’entusiasmo per non fingere di essere paralizzato dall’umiltà.
È alto 1 metro e 85, l’espressione è quella della mamma, la tenacia dice di averla «presa dal papà». Lo scorso anno, con Renzi premier e Pd già in crisi, la sua esplosione: capocannoniere con l’Affrico, girone C del campionato regionale Allievi nella sua Toscana, e convocazione nella Nazionale Under 17. In primavera, il primo provino con il Genoa. «Si muove bene – dice l’allenatore ligure Luca Chiappino – il fisico è già strutturato e ha un ottimo tocco di palla». Poi la chiamata, irrinunciabile, da Udine, epicentro del nuovo Nordest a trazione leghista, dove spera di vivere da settembre, tra collegio e stadio. «Io non devo giudicare – dice Sassarini – ma insegnare e capire chi ha la testa per darsi una disciplina, per affrontare il mestiere del calciatore. Entrare in campo è l’epilogo di un percorso: prima vengono la fatica, la concentrazione, il sacrificio, la dieta, la cura di ogni dettaglio. In alto arriva uno su diecimila: se Francesco confermerà la determinazione che gli ha permesso di arrivare qui, segnando valanghe di gol, è giusto abbia le stesse opportunità di tutti gli altri.
Altrimenti sono certo che avrà la testa per imboccare un’altra strada». Nessuna misura speciale, ad Ampezzo. Per Francesco niente scorta e piena libertà. Papà Matteo e mamma Agnese, tifosissimi della Fiorentina, sono attesi sugli spalti per il debutto di sabato, forse per l’ultima partita del 12 contro il «Brian Procenicco».
Solo la società, per ora, è impegnata e difendere la riservatezza di un convocato tanto particolare. «È un ragazzo – dice l’addetta stampa Francesca Capodanno – ed è giusto che viva la sua storia come chiunque, non come fosse già una star. Niente interviste e niente dichiarazioni ufficiali: non è un raccomandato, il calcio giocato non permette a nessuno di barare, l’Udinese e Francesco Renzi otterranno solo i risultati che meritano».
Sei ore di allenamento al giorno, addio Firenze e già al centro dell’attacco nella partitella, tra compagni due anni più vecchi di lui. Sotto la doccia alle 18.30, poi la solita telefonata al fratello Emanuele, 15 anni, pure deciso a fare il calciatore. Papà Matteo adesso non sa se sperare, o temere, che «il Renzi giusto» non torni al tricolore di palazzo Chigi: ma salga ancora più su, magari fino all’azzurro della Nazionale.