Michel diceva: io posso fumare, perché per me corre Bonini.
«Gli piaceva scherzare, ci prendeva sempre in giro e in quell’allegria nasceva la nostra forza. Ma io non correvo per lui: tutti correvamo per tutti».
Di quanti Bonini avrà bisogno Cristiano Ronaldo?
«Beh, qui sono tutti fortissimi ma anche noi non scherzavamo. A parte io e Brio, gli altri italiani erano tutti campioni del mondo».
Platini era un tiranno?
«Era un amico. Anche se la nostra Juve migliore non l’avete mai vista, anzi voi cronisti sì, perché allora vi facevano entrare agli allenamenti. Era la Juve del giovedì».
Il giorno della partitella.
«Eravamo feroci, non ci stavamo a perdere. Peggio che alla domenica. Avevamo appeso un calendario e quelli che perdevano, perché le squadre erano fisse, dovevano mettere mille lire. A fine mese, con i soldi andavamo a mangiarci una pizza».
E Trap voleva sempre giocare.
«Era la prima riserva e appena uno di noi mollava un poco, entrava lui. Il bello era provare a fargli un tunnel, così partiva una raffica di orcozìo».
Ronaldo diventerà davvero un altro Platini, con o senza Bonini?
«Ormai la serie A la snobbavano tutti, ci prendevano in giro, con lui sarà diverso. Adesso altri campioni vorranno venire in Italia. E poi il portoghese è un esempio per i giovani: è diventato il più forte al mondo pur non essendo nato con il talento di un Messi. È la prova che allenamento, volontà e duro lavoro, uniti naturalmente a qualità strabilianti, possono fare miracoli».
Bonini, lei vive ancora nel calcio?
«Certo, sono direttore tecnico della federazione di San Marino dove sono nato. Siamo piccoli, ma contiamo uno anche noi quando si tratta di votare. Ora stiamo per affrontare l’Italia Under 20, un derby tra le mie nazionali con e senza filtro».
Ha ancora voglia di giocare.
«Lo sport è questo. Noi ci siamo divertiti, siamo stati fortunati».