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 2018  luglio 31 Martedì calendario

Intervista a Oliver Stone: «Io, dissidente di Hollywood»

Dopodomani è atteso al Teatro comunale di Catanzaro per una masterclass, piatto forte della XV edizione 2018 del Magna Graecia Film Festival. Oliver Stone – classe 1946, volontario in Vietnam, allievo di Martin Scorsese alla New York University, tre volte premio Oscar (Platoon e Nato il quattro luglio per la regia e Fuga di mezzanotte per la sceneggiatura) – potrà tirare le fila di una carriera lunghissima e variegata. 
Ha detto che i film sono il barometro emotivo della sua vita. È sempre così?
«Sì. La famiglia, i rapporti sono aspetti fondamentali dell’esistenza. Ma i film sono forse la parte più romantica di me, lo specchio dei miei sentimenti. Mi piace guardarli e realizzarli anche se a volte è molto complicato. Ne ho diretti venti, scritti altrettanti, prodotti una decina».
Il Magna Graecia ha in programma Nato il quattro luglio, The Doors, Assassini natie Alexander. Il meno amato dai critici che invece lei ha nel cuore. 
«È il mio film più autobiografico, quello dal legame più personale con la mia vita: i rapporti con i miei genitori sono stati turbolenti. Mia madre e mio padre tra loro avevano rapporti difficili come Filippo e Olimpiade. E il film ha avuto una storia complicata». 
Perché?
«Non ero contento con la prima versione del film, realizzata troppo in fretta. I produttori americani avevano da ridire sui contenuti, violenza, sesso, l’idea dell’omosessualità di Alessandro li turbava. Poi sette anni dopo ho realizzato il dvd ma neanche quello mi ha soddisfatto. E finalmente alla terza versione ho ottenuto il final cut, mai uscito in Italia purtroppo. Ma giovedì sarà proiettato qui al festival». 
Continua a lavorare molto. Un nuovo film?
«Non sono un malato di lavoro, sia chiaro, amo godermi la vita. Ma mi piace scrivere, sto finendo un nuovo libro, di cui non posso ancora dare particolari. E sto scrivendo anche una sceneggiatura molto personale». 
Pronto a tornare sul set?
«Amo tutto il processo di creazione di un film e spero di farlo ancora. Ma l’industria dopo il 2001 è cambiata, gli studios non sono interessati al mio cinema. Tratto soggetti controversi, World Trade Center, W.,Wall street. Il denaro non dorme mai. Anche Snowden è un film molto realistico ma nel mio Paese è stato accolto male, non volevano sentire quello che Snowden aveva da dire. È difficile per me. Il mio Paese è molto cambiato, è tutto molto pro-America. E i miei film sono sempre quelli di un dissidente. Oggi è peggiorato tutto. A cominciare dal militarismo. E il potere è più arrogante e più intollerante verso le voci critiche».
È orgoglioso dei suoi Oscar?
«Certo, ne sono onorato e grato. Mi hanno aiutato a essere conosciuto ovunque, dall’Europa all’Asia. Non prendo alla leggera la fortuna di potermi muovere nel mondo. Per esempio, The Putin Interview mi ha permesso di stare a lungo in Russia, Paese che da sempre mi affascina. Sono in totale disaccordo con il punto di vista Usa su Putin e anche con quello dell’Unione Europea. Questa isteria sulla Russia è una follia».
Ha incontrato altri personaggi controversi: Castro, Chavez. Il potere l’affascina? 
«Dal punto di vista filosofico sì. Mi interessa la dialettica tra il vissuto interiore e esteriore di questi uomini, voglio vedere cosa si nasconde sotto l’apparenza. Come in Alexander, molte cose si comprendono se si parte dalla sua vita intima: i suoi rapporti con genitori, le difficoltà del matrimonio, la vita sessuale complicata».
Il festival è dedicato a Vittorio De Sica. che legame ha con il cinema italiano?
«È una chiave per capire il passato, come la civiltà romana. Sono cresciuto studiando De Sica, Rossellini, Visconti, Fellini, Antonioni. Ho amato molto Scola. Bernardo Bertolucci è uno dei miei eroi, l’ho incontrato a Roma l’anno scorso». 
La politica la appassiona. Si candiderebbe?
«Ho le mie idee e le esprimo. Sarebbe bello essere eletto ma è una professione a tempo pieno, dovrei abbandonare il cinema. E non credo che sarei capace di fare il politico». 
Che ne è della serie tv su Guantanamo?
«Era in fase di sviluppo quando la Weinstein è andata in bancarotta. Mi è dispiaciuto. Forse un giorno si farà. Spero sempre che le cose cambino».