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 2018  luglio 31 Martedì calendario

In difesa di Marcello Foa

Ho scritto tempo fa su queste pagine che l’ordine del discorso sta cambiando. La proposta di Foa a presidente Rai è una conferma della mia affermazione. Dirò di più. Qualora alla proposta succedesse la nomina, ci sono buone possibilità che questo processo ne sarebbe accelerato, perché l’informazione è fondamentale per la formazione dell’opinione pubblica. La prova? La reazione isterica con cui è stata colta la sua candidatura da tutta la stampa mainstream. Il Movimento 5 Stelle ha suggerito Salini e nessuno ha avuto niente da eccepire. La Lega ha proposto Foa e si è scatenato il putiferio. È paradossale che Foa venga combattuto come spacciatore di fake-news. In questo ambito Foa è un precursore, ma in senso inverso. È dal 2006, anno che in termini di lotta alle fake-news si colloca nella preistoria, che Foa analizza il problema della verità in politica. Il suo libro Gli stregoni della notizia, di cui tra l’altro è uscito l’aggiornamento, analizza criticamente il fenomeno degli spin doctors e le sue ricadute in termini di democrazia. La figura dello spin doctor non è un parto della fantasia dei complottisti, ma una figura ufficiale, ben retribuita, che da tempo si occupa in America di organizzare le campagne elettorali dei candidati democratici e repubblicani e che, più recentemente, è stata introdotta anche in Italia. Ricordo lo spin doctor che seguì il governo Monti e la completa americanizzazione della campagna elettorale renziana. Lo spin doctor non è vincolato alla verità. Al contrario il suo compito è manipolare la realtà a favore del candidato da cui è sponsorizzato. Come dice il proverbio «in guerra e in amore tutto è lecito». In guerra appunto gli spin doctor operano in un continuo stato di eccezione perché considerano le elezioni non un elemento della democrazia, ma una vera e propria guerra all’ultimo sangue il cui obiettivo non è il bene comune, ma la vittoria del candidato sponsor. Non solo. Da tempo la figura dello spin doctor non è più relegata alla sola campagna elettorale, ma segue lo sponsor anche dopo la sua eventuale elezione, trasformando il suo governo in una campagna elettorale permanente. Tutto ciò ha per Foa esiti negativi per la democrazia e per l’attendibilità della stampa.