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 2018  luglio 31 Martedì calendario

I 98 anni di Franca Valeri: «Stavo meglio prima»

Non ama le celebrazioni, neppure i compleanni. Stasera però Franca Valeri, che oggi compie 98 anni, sarà in prima fila a un appuntamento speciale, Auguri Franca!, organizzato dall’assessore alla Cultura del Comune di Tivoli Urbano Barberini, suo grande amico e collega, a Villa d’Este a Tivoli nell’ambito del festival Tivoli Chiama! – Il Festival delle Arti, di cui è pure madrina e ideatrice del titolo. E, per una volta, la Valeri, protagonista della stagione dei grandi della scena e vera e propria icona, che non ama rivedersi in video e film preferendo guardare avanti, si farà spettatrice della sua stessa vita, ascoltando le letture recitate di alcuni dei tanti testi che ha scritto nel corso della sua carriera e ripassando taluni suoi successi di teatro, radio, cinema, televisione.
Un compleanno importante. Che bilancio fa, oggi, di vita e carriera: ha fatto tutto quello che voleva?
«Ho fatto tutto quello che volevo. Ho potuto scrivere e leggere ciò che desideravo. Ho potuto frequentare le persone che amavo. Oggi penso che, certamente stavo meglio prima, ma pure che non posso lagnarmi».
È al lavoro su nuovi progetti.
«Sto ultimando un nuovo libro, Il secolo della noia. Ho scelto di intitolarlo così perché questo nuovo secolo non promette molto ai suoi abitanti e neppure di avere esponenti di grandezza superiore nelle arti e nelle scienze. La gente si accontenta di essere viva. Lo fanno tutti, ad ogni età».
Anche i giovani?
«Sì, anche i giovani. Le persone sembrano non sperare di poter trovare di meglio e hanno meno voglia di mettersi in gioco. La gioventù è un gran pregio eppure i ragazzi per divertirsi oggi ricorrono a mezzi perfino spregevoli, si ubriacano, si drogano, fanno cose che ai miei tempi non facevamo. All’epoca ci si divertiva ma noi eravamo più calati nei drammi della storia. Non voglio essere noiosa, però. È bello essere giovani, divertirsi, fare quello che si vuole».
La sua non è stata una vita facile: il fascismo, le leggi razziali, la guerra 
«Ho vissuto momenti molto duri. Sono felice però di esserne uscita indenne. Non tutti possono dire altrettanto. Ci sono riuscita anche grazie alla vocazione per la recitazione. La vita mi ha insegnato a essere forte».
Dalla Signorina Snob alla sora Cecioni, ha portato in scena più personaggi che hanno proposto un’immagine alternativa della donna.
«Se si guarda indietro, si nota che ci sono sempre state donne che hanno sostenuto il loro modo di essere. Il passare del tempo, ovviamente, ha reso più facile farlo. Oggi le donne possono davvero fare tutto, purché lo vogliano davvero. E questo impone anche responsabilità, bisogna mantenere tali conquiste».
Negli ultimi anni, in termini di immagine femminile, non pensa ci sia stato un ritorno a passati stereotipi?
«Probabilmente questo potere assoluto ci porta ad avere meno coscienza. Non penso siano stati fatti passi indietro ma, lo ripeto, occorre maggiore responsabilità».
Oltre al libro, è al lavoro su una nuova commedia, Le mamme alte.
«Sì e spero che avrà fortuna. Quando si scrive, non si può mai sapere l’esito di ciò che si sta facendo, specie adesso che fare teatro è diventato molto difficile».
Troppo ostacoli perfino per protagonisti iconici come lei?
«Il teatro sta vivendo una forte crisi. Le varie realtà accusano la mancanza di soldi. E questo dipende anche dal Governo».
La politica non si interessa alla cultura?
«La politica si occupa poco dei temi culturali. Il teatro è sempre stato importante, anche per i cittadini. Bisognerebbe ridestare l’attenzione della gente in tal senso. Il primo passo per riuscire a farlo, però, è risvegliare quella dei governanti».