Corriere della Sera, 30 luglio 2018
La doppia vita dei collezionisti
«Con quello che ho speso, avrei potuto comprare due case». Gianni Bellini, operaio di 54 anni, non scherza: collezionare figurine costa. E lui ormai ne ha tantissime: 2 milioni suddivise in 4 mila album, più 500 mila ancora da attaccare. Secondo i calcoli suoi e degli altri collezionisti dovrebbe essere il più grande collezionista di figurine di calciatori al mondo. «Penso sia vero, ma avere un riconoscimento di questo primato non mi interessa: le colleziono perché mi rendono felice. Con gli anni è diventata una passione famigliare: ho coinvolto mia moglie, mia figlia e sto avvicinando a questo hobby anche il mio nipotino di sette anni», racconta.
Ha iniziato proprio alla sua età: «Erano gli anni 70 e la Panini spediva gli album in promozione a casa. Da me è arrivato un album per mio fratello, che aveva 13 anni, ma sono io quello che ne è rimasto folgorato». Da ragazzino comprava figurine e poi le scambiava. Poi, con gli anni, ha cambiato metodo: «Grazie agli annunci sui giornali mi sono creato una rete di corrispondenti: oggi ne ho 300 in tutto il mondo. All’inizio ci scambiavamo figurine, ora album interi». Una fortuna, per lui: «Abito a San Felice sul Panaro, vicino a Modena e alla sede della Panini: lì posso comprare gli album che vogliono i miei corrispondenti e chiedere in cambio ciò che mi serve».
La sua collezione parte con un album del campionato inglese del 1934 e finisce con quelli dei Mondiali appena conclusi. Ne ha di molto originali: nella sua collezione ce n’è uno del campionato afghano del 2007/2008, ma anche alcuni portoghesi degli anni 80 a forma di pallone da calcio. E poi il pezzo forte, quello che ha rincorso per decenni: «Avevo un corrispondente in Egitto, ogni anno gli mandavo l’album del campionato del suo Paese per farmelo tradurre in italiano. Nel 1986 non ha risposto alla mia lettera: è sparito e io non ho mai riavuto indietro l’album. Sono riuscito a ritrovarlo, per caso, su eBay nel 2005: un vero colpo di fortuna».
Alla raccolta è riservata una stanza intera, con condizionatore e stufa: per non rovinare album e figurine, custoditi negli armadi, la temperatura deve essere stabile a 23 gradi. Ogni giorno Bellini dedica alla sua passione dalle 4 alle 6 ore. Oltre a ordinare e catalogare al pc i vari pezzi deve anche organizzare la corrispondenza: «Scrivo 5 mila mail all’anno e ne ricevo altrettante», spiega. Si è interrotto solo una volta: «Nel 2012, per colpa del terremoto: per tre mesi ho vissuto in una tenda in giardino e non osavo rientrare in casa. Poi mi sono fatto coraggio, ho preso una settimana di ferie e ho rimesso tutto a posto».
Circa 150 cartoline al giorno. Più quelle in arrivo dai corrieri, che spesso gli recapitano raccolte intere da migliaia di pezzi. Così la collezione di Alessio Fumagalli, 60enne di Santa Maria Hoé (Lecco), ha tagliato il traguardo delle 250 mila cartoline. «Il mio obiettivo è il Guinness dei primati. Ho cominciato a collezionarle molto prima, quando avevo sei anni», racconta al Corriere. Cosa che si ricorda bene: «La prima cartolina viene da Grado e ritrae la spiaggia con gli ombrelloni e le sedie a sdraio. Me l’ha spedita un’amica di mamma: è stata la prima indirizzata a me».
Da allora ne ha ricevute tante e storiche. Negli anni del boom economico, dalle località di villeggiatura italiana: a spedirle erano parenti e amici. Negli anni del servizio militare, dalle città di tutta Italia: gliele mandavano i coetanei che facevano la naja. Quegli stessi che, poi, avrebbero fatto i primi viaggi all’estero e spedito a Fumagalli cartoline dall’Europa e dal mondo.
Oggi che l’abitudine si è persa grazie a (o per colpa di, dipende dai punti di vista) Internet, lui ha provato a usare i social per ampliare la sua collezione. Ci è riuscito: su Facebook ha conosciuto tante persone che gli mandano cartoline senza conoscerlo, solo per aiutarlo nella sua corsa al Guinness. Anche dalla blindatissima Corea del Nord, «da parte di un ragazzo: però non capisco cosa mi scriva».
Non sono le più strane che abbia ricevuto. «La più antica risale al 1888 e ritrae Cesare Battisti. La più grande misura 78 centimetri e riproduce, in scala, il castello di Miramare vicino a Trieste. Le più originali sono in sughero, nylon, plexiglass». Il testo, invece, è quasi sempre lo stesso: «Mi salutano e mi augurano di vincere». I mittenti? «La più vecchia è una signora di 96 anni di Napoli, ma qualche giorno fa ha bussato a casa mia un bimbo di quarta elementare incaricato dal papà di portarmi alcune cartoline».
Fumagalli le conserva tutte in camera sua, in scatole da 12 mila ciascuna. «È un impegno quotidiano: le ricevo via posta, poi le esamino per vedere se ci sono doppioni. Quelli vanno scartati: per il Guinness non valgono, ma posso scambiarli per avere cartoline nuove. Le altre le catalogo sul pc e poi le ripongo: insomma, spesso ci passo tutta la giornata», racconta. Oggi ha la possibilità di farlo: aveva una ditta, da qualche anno è a casa con l’invalidità. E poi c’è suo papà, 86 anni, a dargli una mano: «È il mio braccio destro». Ogni tanto anche Fumagalli, però, riesce a prendere una pausa. Quando parte, non dimentica di spedire le cartoline: «Agli amici del paese, all’edicola, al bar sotto casa. Scrivo sempre la stessa cosa: “Un abbraccio a tutti”».