Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2018  luglio 26 Giovedì calendario

Il museo di Visconti e il cinema del futuro. Tutto in una notte

La villa pieds dans l’eau sul Lario, è imponente e importante. Pianta quadrata, due piani, scalinate digradanti verso l’acqua, torretta panoramica, foresteria, darsena, scuderie e 110mila metri quadrati di parco, tra il lago e il mito.
Benvenuti a Villa Erba, Cernobbio, sponda occidentale del lago di Como, «Te, Lari maxime», un posto – come si dice – da cinema. Fu costruita fra il 1898 e il 1901 dai maggiori industriali farmaceutici dell’epoca, gli Erba: marmi, affreschi, soffitti intarsiati, stanze di ispirazione manierista, stucchi, pavimentazione in ceramiche colorate e legni pregiati. Un monumento per manifestare la ricchezza e l’importanza della casata, non aristocratica ma facoltosa, e molto. La figlia Carla sposò il duca Giuseppe Visconti di Modrone. Il loro quartogenito (su sette), figlio di ricchi, nobili e mondani, fu Luchino Visconti. Qui il regista (tardivo, fino a trent’anni fece l’allevatore di cavalli, cominciò a lavorare per il cinema nel 1936 a Parigi, assistente alla regia e ai costumi per Jean Renoir) trascorse tutte le lunghissime estati dell’infanzia e della giovinezza. Qui adulto e famoso – tra ricevimenti, balli e concerti – ospitò amici e amati colleghi: Franco Zeffirelli, Alain Delon, Helmut Berger. Qui, nell’ultima parte della sua vita, già malato, riadattò l’ex scuderia a sala montaggio e ultimò la lavorazione del capolavoro Ludwig, 1973, tre anni prima di morire. E in fondo, Luchino non lasciò mai davvero la grande casa sul lago: gli affacci sull’acqua, i frammenti visivi, gli spazi e le decorazioni, persino gli alberi del parco, tornano in tutti i suoi film. La vita in villa come una scenografia. Il Gattopardo fu girato in Sicilia, ma la scena del ballo sembra uscita – guardate i lampadari, le tappezzerie, gli stucchi, il pavimento – dal grande salone delle feste di Villa Erba. Il pontile di Ludwig è quello lì, che si vede dalla grande finestra della Sala della Musica. Stessa cosa per la darsena della Caduta degli Dei. E tutti gli arredi di Morte a Venezia – fino ai colori delle poltroncine nella Sala della Lettura – Luchino, così meticoloso davanti e dietro al macchina da presa, li ha visti per una vita intera qui dentro. Eccole, «Le stanze di Luchino Visconti». Che è il nome del piccolo museo allestito al piano nobile di Villa Erba, acquistata trent’anni fa da un consorzio pubblico che ne ha fatto una location d’eccellenza per eventi privati e, col nuovo corso del direttore Piero Bonasegale, anche culturali (con un Centro espositivo di altissimo design, firmato in acciaio e cristallo agli inizi degli anni Novanta da Mario Bellini). Cinema, impresa e mondanità. Ed ecco che Villa Erba diventa quest’anno sede della «Lake Como Film Night», il festival cinematografico più corto (e più chic) della storia dei festival, domani, 27 luglio, dal tramonto all’alba, dalle 17 alle 5 della mattina: una maratona no-stop, dentro e fuori le stanze della villa e il parco, tra film d’autore, cortometraggi, cinema sperimentale e d’animazione, Soundscapes, «filmlakers» e realtà virtuale. Tutto in una notte. C’è anche tempo per entrare nel museo di Luchino Visconti, di solito off limits se non in occasione dei grandi eventi, e che domani si visiterà accompagnati dall’attore Stefano Dragone. Eccole qui, sui grandi pannelli a parete, le foto storiche della villa, interni e esterni, accanto a quelle di scena, sul set dei suoi capolavori. Chi ha detto che c’è differenza tra il cinema e la vita?
Luchino Visconti portò il suo lago nel mondo, e oggi il «Lake Como Film Festival» porta il mondo sul lago. Per una notte. Titoli rari, grandi registi, film cult, opere per pochi mostrate a tutti. Cernobbio e il lago, tra Como e Laglio – mai sentito parlare di villa Clooney, otto chilometri da qui? – sono abituati. Benvenuti a Lariowood. Nel 2002 il giovane Anakin Skywalker si aggirò nel parco di Villa Balbianello, a Lenno, nel quinto film della saga di Guerre stellari. Nel 2004 toccò a Ocean’s Twelve: Clooney e Vincent Cassel erano appoggiati lì, alla balconata della terrazza sul lago. Nel 2006 la celebre scena del bacio fra Daniel Craig e Eva Green in Casinò Royale – ciak – ebbe come sfondo (ancora) Villa Balbianello. E tra qualche settimana qui attorno inizieranno le riprese di una mega produzione Netflix, Murder Mystery, con Jennifer Aniston e Adam Sandler...
Intanto, nel via vai delle troupe innamorate del Lario, l’antica casa sul lago di Luchino Visconti spalanca le sue porte al cinema del futuro. Domani sarà una lunga notte. Chiuderà – inizio proiezione, all’aperto, verso le ore 2 – 2001: Odissea nello spazio di Kubrick. Con la scena finale dell’alba che pareggerà, tra finzione e realtà, quella vera, sul Lario. Considerata la vista, sarà il film più bello.