Corriere della Sera, 7 luglio 2018
Stanno rischiando danni al cuore e al cervello
«Il calo di ossigeno nella grotta dove sono bloccati i ragazzi è dovuto soprattutto alla presenza dei soccorritori, ma anche a eventuali innalzamenti dell’acqua in alcuni tratti». Mario Mazzoli, general manager di Asso (organizzazione italiana di Archeologia subacquea e Speleologia) e istruttore della società italiana di Speleologia, non ha dubbi. «Difficilmente in questo tipo di grotte ci sono problemi di ossigeno. Dunque se ora è cambiata la situazione è per l’alto afflusso di persone». Un quadro difficile che sta rendendo necessario pompare ossigeno all’interno della grotta e sta convincendo i soccorritori ad accelerare i tempi. E che secondo Cinzia Barletta, docente dell’Università di Tor Vergata in medicina d’urgenza e pronto soccorso, mette in pericolo la salute. Cosa succede al corpo in un contesto del genere? «Quando ci troviamo al livello del mare abbiamo una concentrazione di ossigeno nell’aria inspirata che si aggira intorno al 21 per cento», sottolinea Cinzia Barletta. «Man mano che si sale di altitudine o si scende in profondità, l’atmosfera diventa più rarefatta e il livello di ossigeno scende. Di conseguenza diminuisce la quantità di ossigeno trasportata dall’emoglobina ai tessuti determinandone un mal funzionamento. In pratica, significa che muscoli e organi vitali come il cuore e i reni vanno in sofferenza. Compreso il cervello». Secondo i militari thailandesi, i ragazzi intrappolati nella grotta hanno un livello di ossigeno del 15 per cento nel sangue. Sono in pericolo di vita? «Se la norma è 21 per cento, quando si arriva intorno al 10 non si ragiona bene e si può svenire improvvisamente. Questo quadro può essere peggiorato dalla carenza di cibo e acqua. Bisogna poi fare attenzione perché nella maggior parte dei casi il soggetto non si accorge di star ricevendo poco ossigeno fino alla perdita di conoscenza. Ma ci sono dei sintomi che si possono osservare tipici della carenza di ossigeno nel sangue, dalle labbra alle unghie bluastre». In questo quadro già preoccupante dal punto di vista medico, quali conseguenze ci sono per i soccorsi? «La difficoltà principale è far entrare i ragazzi in acqua. Per questo sono stati allenati e istruiti ad indossare una maschera. Così si può vedere chi ce la fa e chi invece va subito nel panico», continua Mazzoli. «L’uscita poi dovrebbe essere possibile seguendo una “sagola”, una sorta di filo di Arianna che indica la strada. Lungo il percorso si posizionano le bombole di aria aggiuntive, da usare in caso di difficoltà o se quelle che si indossano dovessero svuotarsi. Ma il tempo è sempre meno, mentre l’ossigeno scende, bisogna fare in fretta».