La Stampa, 6 luglio 2018
Bambini venduti. Suore di Calcutta sotto accusa
Se vi dicessero che un’infermiera che si chiama Anima, assieme a una suora fedele a Madre Teresa di Calcutta, ha sottratto un neonato da una centro per ragazze-madri, se l’è venduto per 1500 euro, e che, accortasi di un’ispezione, ha richiamato i genitori adottivi per restituire il bebè alla madre naturale, non ci credereste. E giustamente. Troppo inverosimile. Un’Anima venditrice di anime, dai.
Ma questo è purtroppo quello che è accaduto davvero nella profonda provincia dell’India più stracciona e disperata, nella terra del Jharkhand.
È una storia misera che nasce dal bisogno di intascare qualche soldo, ma infanga il nome delle suore di Santa Teresa di Calcutta, premio Nobel per la Pace nel 1979, e che nasconde una crociata per eludere una nuova legge che consente le adozioni a single e divorziati.
Il neonato alla radice di questa brutta vicenda si affaccia al mondo il 1 maggio, festa dei lavoratori. Destino vuole che sua mamma si trovi nel rifugio per ragazze-madri «Cuore Puro», o Nirmal Hriday, gestito dalle Missionarie della Carità di Madre Teresa, uno degli orfanotrofi di Ranchi, capitale del Jharkhand, che si trova, altra bizzarra coincidenza, in Via della Prigione.
Due settimane dopo, il 14 maggio, l’infermiera Anima Indwar, in combutta con una suora e tre complici del Cuore Puro, consegna illecitamente il neonato a una coppia dell’Uttar Pradesh in cambio di 120 mila rupie (circa 1500 euro).
Nei giorni successivi, un’ispezione a sorpresa di un’organizzazione di tutela infantile mette in allarme Anima che contatta immediatamente i genitori, chiedendo loro di riportare il neonato all’orfanotrofio con la scusa di controllo medico «obbligatorio». Appena ha tra le grinfie il piccolo, Anima svanisce tra i corridoi del Cuore Puro per non riapparire più.
I genitori adottivi, per riavere il bimbo, si rivolgono quindi all’organizzazione di tutela infantile che sta facendo l’ispezione, il Child Welfare Committee (Cwc), che avverte invece le autorità giudiziarie.
Ieri, finalmente, Anima e la suora vengono arrestate e l’indagine si allarga alle tre complici. Nelle stanze della suora del Cuore Puro sono state recuperate 100 mila rupie (circa 1250 euro), mentre il piccolo orfano è stato preso in cura dal Cwc.
Dall’inchiesta emerge un giro d’affari nel traffico di bambini, all’ombra del prestigio di Santa Teresa, con addirittura un tariffario. Secondo la Società per la Protezione del Bimbo del Jharkhand, il rifugio per ragazze-madri faceva pagare dai 600 ai 1200 euro per bimbo adottato, a seconda delle capacità economiche dei genitori adottivi. «Abbiamo ricevuto molte lamentele su questo centro e lo stavamo osservando attentamente», ha dichiarato Arti Kujur, direttore della Società. La polizia ha già compilato un elenco dei nomi delle madri i cui figli sono stati venduti e sta indagando per rintracciarli.
Le Missionarie della Carità avevano interrotto le adozioni in India nel 2015 per protesta contro una nuova legge indiana che facilita le adozioni per single, divorziati o separati. In altre parole, le suore di Madre Teresa, conservatrici e contrarie all’adozione a chi non è sposato, preferivano lucrare nella vendita clandestina a coppie coniugate, piuttosto che attenersi alle nuove leggi, evidentemente giudicate troppo laiche e liberali.
In una storia intrisa di orrore umano, della mercificazione dei sentimenti di ragazze-madri e di genitori che chiedono solo di adottare un bimbo bisognoso, spunta anche una battaglia politico-religiosa in difesa della famiglia tradizionale.