Corriere della Sera, 6 luglio 2018
Verstappen: «Mi alleno come un pugile ho imparato a non arrendermi»
Primo a Zeltweg, la vetta del Mondiale a 53 punti. Max Verstappen, adesso vincerà i restanti Gp e diventerà campione del mondo. Facile, no? La risposta è una smorfia: «Non siamo nelle condizioni di farlo, a volte ci manca velocità. Con gli alti e bassi non si vince, però ci proverò sempre: sarò il terzo incomodo». Scommettete pure che sarà così: il predestinato della F1 ha tutto per essere un arbitro tra Ferrari e Mercedes.
Che cosa ha imparato dai giorni duri della prima parte del campionato, senza buoni risultati?
«A credere sempre in me stesso e a reagire».
C’è una frase che fin qui ha descritto al meglio Max Verstappen?
«Concordo con chi ha detto che non mi arrendo mai e che nessun ostacolo mi spaventa».
Ha imparato a sopportare pure i giornalisti?
«C’è sempre qualcosa o qualcuno che non ti va a genio nella vita. Ma non esageriamo, non siete nel mirino».
Quarta stagione in F1, ma appena 20 anni di età. Verstappen jr è il giovane veterano della F1: primi bilanci?
«Ho scoperto la bellezza di guidare queste monoposto, mentre l’aspetto negativo sono i viaggi: a fine stagione pesano. Eppure viaggiare mi piace».
Rammenta il primo test a Austin? Era minorenne, non aveva la patente di guida, fin dall’inizio lei ha fatto discutere...
«È lì che mi sono corazzato, ma capisco di essere stato un caso».
SuperMax, il talento del futuro, il fuoriclasse annunciato: che cosa prova davanti a queste definizioni?
«Mi tappo le orecchie: certe cose allontanano dal “focus” su se stessi».
Lei non ama parlare del suo mondo privato. Lewis Hamilton pure. In un certo senso siete uguali.
«No, siamo differenti: gli stili di vita sono diversi, io non amo essere al centro dell’attenzione mentre Hamilton gradisce apparire nel jet set. Però il privato è il privato: va tenuto da parte».
Ma chi è più forte in pista, lei o Lewis? O Vettel?
«In quanto pilota, devi sempre credere di essere il migliore, altrimenti non ti schiereresti sulla griglia. Però ognuno ha il proprio talento, unico e non replicabile».
Lewis progetta di scalare l’Everest.
«Davvero? Lo faccia pure, non ho interesse a imitarlo. Sono un animale marino, più portato per sport come il jet ski, che pratico a Montecarlo dove vivo. E poi amo il kart: insomma, seguo tutto quello che ha un motore».
Olandese di cittadinanza, belga di nascita e di residenza. Max Verstappen si sente olandese o belga?
«Olandese, però la parte belga è viva. Dato che l’Olanda non è al Mondiale di calcio, tifo per i Diavoli Rossi: potrebbero arrivare in finale».
Papà Jos è stato centrale nella sua vita. Invece Max non parla quasi mai della mamma: perché?
«Perché non mi fate domande... Però, è vero: parlo più di mio padre, dopo la separazione dei genitori ho vissuto con lui. Ma con mamma Sophie non ho mai avuto problemi e di recente ho migliorato il rapporto. Quando sono andato a vivere da solo, mi ha arredato la casa: mandava le foto degli oggetti e io sceglievo».
È difficile avere amici per un pilota?
«No, è facile: selezioni e sganci chi non merita».
Ci fa una foto del Verstappen extra F1?
«Molti videogiochi, tv se me lo chiede la fidanzata, amo mangiare ma sono un cuoco disastroso».
È vero che tira di boxe?
«Uso alcuni esercizi del pugilato, per l’agilità e la velocità. Ma non so se saprei tirare un pugno».
Dicono che li sa tirare in pista.
«Eh lo so...».
A proposito di tensioni: come sono i rapporti con Daniel Ricciardo?
«Abitiamo nello stesso palazzo a Montecarlo, mi piace il suo stile “easy going”. Andiamo d’accordo, ma lui è un avversario come gli altri. E io in pista lotto, anche con durezza».
Daniel è nervoso: dice che alla Red Bull decide Helmut Marko.
«Non giudico. Ma Ricciardo, vedrete, resterà con noi».
E il passaggio ai motori Honda?
«Puntiamo a essere più competitivi, anche se non è detto che sarà subito così».
Lei non si sente da titolo: chi vincerà, allora?
«O Vettel o Hamilton: non so chi dei due, decideranno i dettagli».