Corriere della Sera, 6 luglio 2018
Cronenberg: «Ispirato dai demoni? No, io indago il corpo»
«Le deformità grottesche e gli allucinanti accoppiamenti, le mutazioni indotte nei corpi dalla scienza e dalla tecnologia». Sono tra le motivazioni per cui David Cronenberg alla Mostra di Venezia (su proposta del direttore Alberto Barbera al cda presieduto da Paolo Baratta) riceverà il Leone d’oro alla carriera. Il regista canadese è disponibile, sereno, così lontano dalle «angosce» dei suoi film. La paura, la malattia, il conflitto tra lo spirito e la carne, sono i demoni le sue fonti d’ispirazione.
Perché?
«Non sono sicuro che l’analisi di questi tre temi possa spiegare adeguatamente il mio processo creativo. È un’osservazione che nasce da chi conosce i miei film, lo capisco. Ma per me fare film è un’altra cosa, è un’esplorazione di carattere filosofico. Sono influenzato dalle cose che leggo e che vedo. Il corpo rappresenta l’esistenza umana. È facile dimenticarlo, perché abbiamo un intelletto e uno spirito. Ma noi siamo il corpo che abbiamo, ed è l’oggetto principale di un regista. La malattia, la morte, la mutazione sono aspetti naturali, non demoni».
Che ricordi ha del Festival di Venezia?
«L’unico mio film in gara è stato A Dangerous Method. Non vinsi nulla, ma fui bene accolto da critica e pubblico. Venezia è fantastica, è come una fantasia, soprattutto per chi ci arriva per la prima volta. La Mostra ha una lunga storia, grandi registi hanno avuto il Leone d’oro alla carriera ed è davvero speciale far parte di questo gruppo. Lo considero un grande onore».
Lei dice che si fa un film per avere esperienza di qualcosa che sfugge alla tua vita, che forse ti intriga e disturba...
«La ragione per cui si amano le storie al cinema è proprio questa, dà la possibilità di vivere altre vite, identificandosi, incarnandosi in un personaggio diverso da noi. Per esempio,il mio film La promessa dell’assassino permette di vivere la vita di un gangster russo».
Ha parlato di Bambi come di un mostro.
«Forse dissi che Bambi fu la mia prima consapevolezza di paura e tristezza. La separazione di Bambi da sua madre è un’immagine terribile per un bambino, e l’idea che tua madre possa essere uccisa è uno shock. I bambini non comprendono la complessità della vita umana ma sono molto sensibili agli aspetti più elementari della vita, e alle relazioni familiari. Il film che da adulto mi ha trasmesso più paura è A Venezia un dicembre rosso shocking di Nicolas Roeg, ambientato nella città che ora mi premia! Quello è davvero un film spaventoso».
Che ruolo ha avuto nella sua formazione la comunità italiana che viveva accanto a casa vostra a Toronto?
«Vivevo in una zona abitata da ebrei che stava diventando italiana, siciliana in particolare. I vostri immigrati erano aperti, gentili, facevano cose insolite ai nostri occhi, come unire i loro giardini sul retro per creare un unico grande orto accessibile a tutte le famiglie. Cosa strana per noi, che avevamo solo fiori in giardino. Ora quella parte di Toronto la chiamano Little Italy. Ci vado spesso.Dean Martin, che all’anagrafe si chiamava Crocetti, fu una delle mie prime influenze».
E il cinema che la ispira?
«Fellini è il numero 1: il ritmo, la bellezza, il suo sguardo sulla sessualità. Quando uscivo da un suo fim credevo di essere in grado di parlare italiano. E poi il formalismo di Antonioni, o Bergman e Kurosawa. Quando ho cominciato a scrivere, l’ispirazione era legata ai romanzi, più che ai film. Ho sempre pensato di diventare uno scrittore, più che un regista».
«Maps to the Stars» è la sua visione di Hollywood?
«È stato scritto da Bruce Wagner, la rabbia di quel film è la sua. Io mi sento bene a Hollywood, forse perché non è la mia vita, rimango qualche giorno e poi riparto».
Quando ha cominciato a catturare farfalle e a classificare insetti, rane, serpenti?
«Non la trovo un’abitudine insolita, è piuttosto comune per un ragazzo. Nei dintorni di Toronto è come essere in campagna, ci andavo per entrare in contatto con la natura, non solo serpenti e rane. Ero affascinato dagli insetti. Siamo affascinati da alieni di altri pianeti, ma io trovo che le creature più strane che si possano incontrare, soprattutto gli insetti, siano in Terra».