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 2018  luglio 05 Giovedì calendario

A Tunisi una sindaca che non porta il velo ma odia le madri single

Souad Abderrahim è il nuovo sindaco di Tunisi: è una farmacista di 54 anni, una militante islamica, ma soprattutto è una testimonial, cioè il simbolo della strategia che vuole dipingere di moderazione il partito Ennhadha.
A un’occhiata superficiale sembra la persona giusta, a metà strada fra militanza religiosa e idee liberali, visto che la signora compare abitualmente in tailleur e non indossa il velo. Ma la sostanza è quella richiesta dal partito: in passato la signora, ex parlamentare, ha irritato i progressisti sottolineando che «le libertà individuali vanno inquadrate nella tradizione» e attaccando le madri single, «piaga per la società», che «non dovranno mai chiedere sostegno per i loro diritti». Odiatissima dall’Associazione delle donne democratiche, la signora si era conquistata il soprannome di Souad Palin, in riferimento alla governatrice dell’Alaska Sarah Palin. Già da giovane aveva segnalato un carattere deciso: iscritta al sindacato degli studenti islamici quando questa militanza era una sfida al regime di Ben Ali (che infatti finì per mettere fuori legge l’associazione), l’allora studentessa ha passato due settimane dietro le sbarre nel 1985 per aver cercato – dice la stampa tunisina – di sedare una rissa fra militanti di sinistra e islamici.
Fra profilo conservatore e sfumature moderniste, a spianarle la strada verso l’elezione c’è stata anche la goffa presa di posizione antifemminista di una frangia di Nidaa Tounes, la coalizione laica moderata che condivide con Ennahdha il governo del Paese.
Fouad Bouslama, dirigente di Nidaa, ha attaccato la Abderrahim sostenendo che non poteva candidarsi alla carica, perché alcune manifestazioni religiose richiedono la presenza del sindaco ma sono riservate agli uomini. Il partito lo ha sconfessato, ma il danno era fatto. L’elezione della Abderrahim era diventata questione più ampia, riguardante tutte le donne della Tunisia. E la capolista di Ennhadha è stata eletta sindaca con 26 voti contro i 21 del candidato laico Kamel Iddir.
Ma alla base della sua candidatura, più ancora che la fede nel ruolo delle donne sembra esserci stata la paura. Sheikh Rashid Ghannouchi, leader di Ennhadha, ammette esplicito: «Siamo scioccati da quello che è successo a Mohamed Morsi, in Egitto». Un colpo di Stato, la messa fuori legge dei Fratelli musulmani: non doveva succedere lo stesso con Ennhadha. E visto che la Tunisia è sempre stata un passo avanti sulla strada della legislazione a favore delle donne, gli uomini hanno deciso di fare un passo indietro, per lasciar spazio all’“altra metà” del partito, o a candidati che dessero un’immagine lontana da visioni di Islam oscurantista. I giovani salafiti, che in altri tempi Ennhadha aveva coccolato e tollerato, sono spariti dall’attenzione, per lasciare il posto a personaggi come Simon Slama, ebreo candidato con gli islamici a Monastir, e naturalmente alla signora Abderrahim.