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 2018  luglio 05 Giovedì calendario

Dalle formiche rosse alle scimmie, la fabbrica degli animali del cinema

E poi George Clooney s’è messo a pulire lo sterco di capra per tutto il set». Pur essendo molto reali, i racconti di Edoardo Martino corrono sempre sul filo del surreale. Forse perché questo trentasettenne romano fa un mestiere molto particolare: fornisce animali per il mondo dello spettacolo. 
Da quasi cinquant’anni con la società di famiglia, la Zoo Grunwald, soddisfa richieste per il cinema, le fiction, i programmi tv, il teatro e la pubblicità. In ordine sparso: l’ormai mitico uccellino di Del Piero, il cammello di Fiorello e Mike Bongiorno, il cane del commissario Rocca, gli asini di Un passo dal cielo. Dalla singola gallina a quattrocento rane, dal dromedario al gregge di pecore, non c’è missione impossibile. 
E qui arriviamo a Clooney, che in questi giorni sta girando in Sardegna la serie tv Catch-22, ambientata durante la Seconda guerra mondiale. Per l’occasione Martino s’è presentato sul set con cinquanta capre per una scena alquanto complicata. «Qualche inconveniente è inevitabile - racconta senza scomporsi - e Clooney, con spirito pratico, non ha voluto aiuto e si è messo a pulire personalmente». 
Non tutti i registi sono stati accomodanti come lui. Ad esempio Martino ricorda ancora Martin Scorsese. «Eravamo sul set di Gangs of New York, a Cinecittà. Scorsese è noto per essere maniacale quando gira e si infastidisce con niente, anche solo per un vago odore di fumo. Io mi ritrovavo a dover gestire una stanza piena di gabbie con canarini gialli. Ero una presenza inevitabilmente invadente. Mi ricordo che mi sono preso certe occhiatacce...».

Gli inizi
L’avventura in questo settore della famiglia Martino è iniziata nel 1970, quasi per caso. Il set è quello della Califfa di Alberto Bevilacqua, con Romy Schneider e Ugo Tognazzi. All’epoca Pasquale Martino, il padre di Edoardo, allevava alani. Gli chiesero di portarne uno sul set. «Si chiamava Juta, un alano arlecchino stupendo», racconta oggi il figlio. 
Da allora la Zoo Grunwald ha preso parte a oltre 500 film con qualsiasi tipo di animale, «cavalli esclusi», ci tiene a precisare Edoardo. Questo perché dai tempi degli Spaghetti western in Italia sono nate scuderie specializzate in cavalli, «e da allora s’è creata la netta distinzione tra “animalari” e “cavallari” e così è rimasto ancora oggi». 
La prima difficoltà per chi fa l’«animalaro» è avere sempre pronto l’esemplare richiesto e, naturalmente, non tutte le specie si possono tenere. Così, quando arrivano richieste esotiche, Martino sa chi chiamare. «Ad esempio, quando mi chiedono uno scimpanzé, ho una collaboratrice bravissima in Francia che li addestra». E non è detto che gli animali più difficili da reperire siano i più grandi. Se è vero che rimediare un rinoceronte per una performance artistica non è stato semplice, è stato altrettanto complicato portare delle formiche rosse sul set di Io e te di Bertolucci («Siamo andati ad Ascoli piceno a prendere le larve da un piccolo allevatore») o le sanguisughe dalla Romania per la serie I Medici. Per i prezzi si va dai 50 euro per un singolo topo ai 5 mila per una tigre.

Le star
Chiunque abbia lavorato su un set o in uno studio tv vi dirà che, oltre ai bambini, c’è solo un’altra categoria complicatissima da gestire: gli animali. Segreti per fare bene in questo ambito non ce ne sono. «L’unico modo è conoscere bene ogni singolo animale, sapere quali sono i limiti ed essere sempre onesti con la produzione e i registi su cosa si può o non si può fare. Senza forzature», spiega Martino. E qui c’è un tema scivoloso, le accuse degli animalisti, i controlli sempre pressanti. Per esperienza Martino dice che «non esistono animali docili che siano stati maltrattati. Per dirla in maniera più chiara: se vogliamo avere animali che sul set facciano quello che gli chiediamo non avrebbe nessun senso maltrattarli, anzi, dobbiamo avere con loro una costante interazione. Altrimenti l’animale ha paura, e se ha paura diventa una mina vagante sul set». 
Altro grande problema di gestione è il rapporto tra attori e animali. Sabrina Ferilli girando Io e lei s’era talmente affezionata al gatto del Bengala - di fatto il terzo protagonista del film insieme Margherita Buy - che, avendolo visto un po’ raffreddato, ha obbligato Martino a portarlo di corsa dal veterinario. Non è raro che si creino rapporti simbiotici: «Come con Shirley MacLaine sul set di Elsa e Fred: s’era innamorata del gattino che avevo portato e l’ha voluto tenere con sé per tutto il tempo delle riprese, non se ne staccava mai. Così ho passato una giornata intera a tu per tu con un Premio Oscar».