La Stampa, 5 luglio 2018
Genova in lite con gli inglesi per lo stemma: “Sua Maestà ci paghi 247 anni di arretrati”
Dio salvi la Regina: i genovesi bussano a denari a Buckingham Palace. Se Elisabetta I ebbe i suoi problemi con gli scozzesi, ora Elisabetta II potrebbe vedersi arrivare una richiesta di “arretrati” da un altro popolo noto per la proverbiale parsimonia. Per una vicenda iniziata oramai 800 anni fa.
Il contenzioso
Il sindaco della Superba, Marco Bucci, eletto un anno fa, dice di aver già pronto l’incipit della lettera da inviare a Buckingham Palace: «Your Majesty, I regret to inform you that from my books it looks like you didn’t pay for the last 247 years...» (Maestà, mi duole informarla che dai nostri registri risulta che non abbiate pagato per gli ultimi 247 anni...). «Pensate che colpo di marketing sarebbe», sorride il sindaco che tra l’altro è stato a Londra poco più di dieci giorni fa. E non per un ricevimento a Palazzo, ma per esplorare le opportunità post Brexit per le aziende genovesi. Proprio in quell’occasione, nel corso di un ricevimento, gli è venuta l’idea.
La bandiera scippata
Ma per cosa, precisamente, dovrebbero gli inglesi corrispondere un arretrato a Genova? Niente di meno che per la bandiera. Come fosse un “trademark” in franchising da 900 anni: la Croce di San Giorgio in campo bianco, simbolo di Genova e dell’ Inghilterra, ma anche dei crociati. È su questo passaggio che la storia si incrocia con la leggenda: intorno al 1097, le imprese dei crociati genovesi in Terra Santa (agli ordini di Guglielmo Embriaco detto “Testa di maglio”) resero le navi con la croce di San Giorgio tra le più temute del Mediterraneo. Tanto che i pirati si tenevano alla larga quando la vedevano. Secondo la tradizione, fu proprio Riccardo Cuor di Leone, circa cento anni dopo, a ottenere di poter battere la stessa bandiera all’interno delle Colonne d’Ercole. Ma la concessione del simbolo non era, ovviamente, a costo zero. La bandiera di San Giorgio sarebbe poi diventata quella distintiva dell’ Inghilterra sino a fondersi con la croce di Sant’Andrea e la bandiera scozzese nella Union Jack del Regno Unito. Il santo guerriero e la sua croce rossa in campo bianco, peraltro, sono stati adottati nelle bandiere di tante altre città, da Barcellona a Milano a Tbilisi in Georgia.
Il debito degli inglesi
Ma è davvero possibile che la corona d’Inghilterra pagasse la Repubblica genovese per usare il suo simbolo? «La vicenda l’ho sentita più volte, ma dubito che esistano prove scritte di valore storico – sostiene Gabriella Airaldi, già docente di Storia del viaggio e delle relazioni internazionali e Storia medievale all’Università di Genova -. Diciamo che questa vicenda fa parte della tradizione. Ma se è per questo il culto di San Giorgio non è un’esclusiva genovese, c’è anche a Barcellona, ad esempio. Quello che è certo è che ci furono rapporti commerciali e militari molto stretti all’epoca della crociata di Riccardo Cuor di Leone. Gli inglesi portarono le loro navi a Genova, ma le galee genovesi erano tra le più apprezzate del Mediterraneo, quindi è possibile che le navi con gli inglesi battessero bandiera genovese».
I rapporti anglo-liguri
Sin qui la storia, che peraltro ha visto da sempre Genova come la città più british d’Italia, per una solida tradizione di scambi marittimi e commerciali. Non è un caso che il football sia arrivato in Italia proprio sotto la Lanterna, nel 1893, con Richard Spensley e il Genoa cricket and football club (a proposito, non è che ora gli inglesi chiederanno gli arretrati ai rossoblù?).
La lettera
Insomma, siamo al confine tra la boutade e la trovata di marketing, come riconosciuto dallo stesso sindaco. E però sotto sotto il vulcanico Bucci ci sta pensando davvero, con le dovute cautele: «La lettera? Io la scrivo davvero, se avremo evidenza scritta degli ultimi pagamenti e conferme storiche dei fatti». Insomma, sui soldi niente scherzi, siamo genovesi.