Corriere della Sera, 5 luglio 2018
Valentino, memoria e connessioni emozionali: «Ho lasciato fluire tutto»
Collezione istintiva, diretta, spontanea. Senza foto da mood board, senza storie di riferimento. Ma con la consapevolezza di quello che è fluito dentro, fra sogni e realtà. Pierpaolo Piccioli si affida alle proprie memorie di uomo e di stilista curioso di sapere e chiude questa settimana di alta moda parigina con una sfilata Valentino emozionante e travolgente dove i ricordi affiorati, e le citazioni di conseguenza, sfilano privi di nostalgie: i miti Greci, l’opera classica, Pasolini, Maria Callas, i fiori, i plissè, il taffetà, il rosso, le cappe, gli strascichi. Immaginazione che si fa vera. Arrivando a un insieme senza senso apparente ma ben vivo nel tempo interiore che è la vera materia dello stilista e delle persone che lavorano negli atelier romani, fra pensieri e creazione: Kairos e Kronos. «Ho lasciato fluire tutto, senza mai oppormi: riferimenti liberi, connessioni emozionali, culture intime. Alle mie sarte e sarti il compito di dare ad ogni abito il nome che ispirava loro».
Un processo catartico di suggestioni in uscita, e in entrata e poi ancora in uscita. Senza che nulla scivoli in esercizi di stile inutile: tutto è portabile dalle mantelle rinascimentali alle gonne pantaloni, dai colori accesi ai carne più impalpabili, dalle forme che si espandono alle silhouette più sottili ed eteree. Ecco, allora, il «Sogno ad alta voce» di Giulia: una cappa da regina ad intarsi di taffetà colorata con i miti di Narciso e Leda e il cigno e sotto una tuta azzurra. O «Domenica»: un abito drappeggiato con strascico. O «Liza Minelli» di Elena e Maria con un mantello di paillettes verde e i pantaloni maschili. O «Orchidea» che è un tailleur con la gonna-pantalone e una camicia di chiffon con le ruche. Poi c’è «Nino» (D’angelo per via di un caschetto d’oro ricamato sulla testa di Apollo) che è diventato «Amore fuggente» ed è un lungo ad intarsi di crepe. «Oltre i confini»: un kimono in crepe de chine con cigni, stampati e ricamati e trapuntati.
Nomadi del web. Internettiani senza fissa dimora. Zingari e vagabondi di un mondo dove la regola è una sola: libertà di espressione e interpretazione. John Galliano, l’irriverente, il pirata, l’anticonformista, non si lascia sfuggire l’occasione e con la sua Margiela Artisanal coglie, amplifica e fa sua la ribellione al sistema. Sovverte e inverte. Distrugge e ricostruisce. Fa del sopra il sotto e viceversa. Regalando alla Parigi perbenista che cerca lo chic nella couture ancienne una visione sperimentale e surreale dell’eleganza. Giacche e abiti e trench e gonne fatti come-Dio-comanda ma inspettatamente costruiti con crine o gommapiuma. Affascinanti assurdità a tinte acriliche o sorprendentemente naturali. Vestire a strati come impegno e sopravvivenza (alla maniera di zingari e vagabondi): esagerando e restando fedeli alla tribù internettiana, zaini e decoltè hanno tasche per contenere tablet e cellulari.
Bianco assoluto da Viktor & Rolf: 25 pezzi immacolati come gli anni della loro carriera. Ogni capo un ricordo: letti e materassi e fiocchi e camicie che si fanno abiti o cappe o giacche e pantaloni. Pezzi giganteschi, esagerati, teatrali a simboleggiare quell’ossessione per la moda capace di popolare sogni e realtà. È gioco facile per gli stilisti arrampicarsi in virtuosissimi in stoffa sapendo che in white tutto è possibile.
Punta sul blu, quello di certe notti scure in medio oriente, Elie Saab. E poi un viola altrettanto cupo e carne e azzurro e smeraldo e bianco e infine nero per la sua nuova couture che proprio con questi colori rende abiti scultura e sottovesti, tutti un ricamo e una lavorazione, moderni e accattivanti. Si è fermato ai suoi, gloriosi, anni 90 Jean Paul Gaultier, ma sono passati vent’anni e quello spirito oggi arriva appesantito da una teatralità superata. La storia è quella dei club, delle sigarette e degli smoking. Una serie infinita di tuxedo esagerati o fatti a pezzi o in PVC.