il Fatto Quotidiano, 5 luglio 2018
Orchestra sinfonica nazionale, gioiello (impolverato) della Rai
Malumori fuori scena: cosa bolle in pentola a Torino, nell’Orchestra sinfonica nazionale della Rai, che ha appena cambiato Sovrintendente, dopo nemmeno due anni, e che vive “momenti delicati”? Davvero si profila il rischio di chiusura? Lo abbiamo chiesto sia agli artisti sia ai dirigenti, e tutti smentiscono, ricordando che il peggio è passato, ovvero “i tempi di Mauro Masi” (Dg Rai dal 2009 al 2011), quando l’esistenza dell’Osn era in discussione. Cosa non funziona allora?
Programmi déjà-vu. Della ripetitività si lamentano in primis i musicisti: “Nella stagione 18/19 ricompaiono brani vecchi: quattro sono stati eseguiti già l’anno scorso e ben dieci risalgono al cartellone 16/17”, puntualizza, tra i sindacalisti, Mauro Monguzzi. “Spesso, poi, si prediligono giovani direttori non sempre all’altezza”. Tra i meno amati c’è Min Chung, figlio diMyung-whun: “Mai letto una riga contro di lui”, ribatte Ernesto Schiavi, direttore artistico dell’Osn. “In stagione, invece, avremo maestri come Luisi e Petrenko”.
Concorsi fermi. Altro musicista del sindacato è Ermanno Franco: “Alla parola ‘malumori’ preferisco ‘preoccupazione’, su tre fattori: il ricambio generazionale; la programmazione; le risorse. Se non ci sono finanziamenti adeguati è impossibile parlare d’altro. Al momento, su 115 elementi, il 10% rischia di andarsene, tra pensioni, prepensioni, incentivi. Siamo in sofferenza, anche in ruoli nevralgici, eppure i concorsi restano bloccati”. L’ultimo, indetto qualche mese fa, riguardava il primo contrabbasso, ma l’azienda l’ha subito stoppato, non appena si è accorta che partecipava anche il figlio di Schiavi; quanto ai nuovi bandi, il Sovrintendente Pasquale D’Alessandro garantisce che “saranno indetti dopo l’estate: per contrabbasso e violini c’è già l’ok dai vertici. Abbiamo chiesto poi che a esodo corrisponda integrazione, e c’è l’impegno da parte dell’azienda”.
Conflitto d’interessi. In tanti hanno storto il naso per il doppio incarico di Schiavi in Rai e in Scala, per cui è stato direttore artistico di entrambi gli ensemble da novembre 2016 a giugno 2017 (data in cui è entrato nel Cda scaligero). Non le sembra un conflitto d’interessi? “Mi viene da sorridere”, replica Schiavi. “Se lei confronta i programmi di Vienna, Praga, Berlino, sa quante cose in conflitto d’interessi leggerà? Le musiche spesso si sovrappongono e i programmi si fanno con largo anticipo: quando sono uscito dalla Filarmonica avevo già iniziato a lavorare alla stagione 19/20. Inoltre, la mia storia con Milano ha fatto sì che in 40 anni io abbia stretto amicizia con Chung, Harding, Luisi, e grazie a questo legame sono venuti poi a Torino”.
Mini-tour. “La programmazione deve essere all’altezza di un’orchestra nazionale: deve avere la missione di servizio pubblico e garantire la copertura del territorio, anche all’estero. Invece le uscite sono limitate”, spiega Franco, cui risponde Schiavi: “Alcune date della tournée non le abbiamo annunciate in conferenza stampa perché non è simpatico anticipare chi ci ospita”.
Fuori onda. Altra nota dolente è la scarsa visibilità dell’Orchestra Rai proprio sulla Rai: “Perché l’azienda non ci riserva lo stesso spazio della Scala e Santa Cecilia?”, chiede Monguzzi. “Quanti contribuenti sanno che esistiamo? A volte viene il sospetto che alla Rai interessi solo Sanremo”. Non è d’accordo D’Alessandro: “L’orchestra di un’azienda pubblica non è paragonabile ad altre, il cui core business è solo la musica. In Rai l’orchestra è un fiore all’occhiello, ma non l’unico. Da tre anni, l’Osn dipende da Rai Cultura e i suoi concerti vanno su Rai5 e Radio3, oltre a documentari e servizi che finiscono sulle reti generaliste”.
Restauri. “L’Auditorium è obsoleto: l’acustica mediocre, la visuale pessima, l’impianto di condizionamento inefficiente e via così”, conclude Monguzzi. A quando l’inizio dei lavori? Sulla carta almeno “la ristrutturazione è avviata”, rassicura D’Alessandro. “I bozzetti dell’intero progetto ci sono già, con tanto di indicazioni sui colori dei camerini”.