Il Messaggero, 4 luglio 2018
L’Iran evoca la guerra della pioggia: «Israele ci ruba le nuvole»
La danza per la pioggia è ormai roba da preistoria. Oggi funzionano benissimo le sofisticate tecniche per inseminare le nuvole, capaci di provocare piogge e temporali laddove serve. Sicuramente una manna dal cielo per aree funestate dalla siccità, ma anche motivi per scatenare contenziosi di natura diplomatica. Proprio quello che sta accadendo tra Israele e Iran, due Stati contrapposti da sempre, caratterizzati da rapporti tesissimi e burrascosi, continuamente sull’orlo di una guerra.
LE ACCUSE
«Israele ci sta rubando le nuvole». A lanciare l’allarme è stato un generale iraniano, comandante della difesa passiva, che ha denunciato senza mezzi termini Tel Aviv di agire in modo scorretto per appropriarsi di tutte le nuvole che si vanno formando in cielo. Secondo il generale di brigata Gholam Reza Jalali, i cambiamenti climatici che in questo ultimo periodo stanno mettendo a dura prova diverse regioni iraniane, a suo parere sarebbero quanto meno «sospetti». L’affermazione è stata fatta durante la conferenza nazionale sulla protezione delle persone e subito messa in risalto dall’agenzia Isna. La siccità che ha colpito tante città iraniane sarebbe frutto dell’azione malvagia del nemico, un complotto, anche se il servizio meteo nazionale ha in seguito corretto il tiro. Ma il generale Jalali ha insistito e confermato che «l’interferenza straniera è sospettata di aver influito sul cambiamento climatico. I nostri centri scientifici hanno condotto uno studio e il loro risultato conferma l’ipotesi». Non solo. Secondo il generale Israele avrebbe squadre congiunte che lavorano per assicurare che le nuvole che entrano nel cielo iraniano non siano in grado di scaricare la pioggia. «Siamo di fronte a un fenomeno di furti di nuvole e di neve», ha aggiunto Jalali che rincarando la dose ha citato una indagine interna che mostrerebbe che oltre i 2.200 metri di altitudine tutte le aree montane tra l’Afghanistan e il Mediterraneo sono coperte di neve, tranne che in Iran. Insomma un complotto a tutti gli effetti. Chissà se l’Iran ha davvero in mano documenti del genere ma sulla base delle conoscenze meteorologiche disponibili è il direttore dell’Istituto Meteo iraniano, Ahad Vazife, a ridurre un po’ la portata dell’accusa spiegando che un paese non può rubare le nuvole, perché se così fosse «negli Usa non ci sarebbe una polizia dell’acqua e gli americani ruberebbero nuvole da altri paesi». La spiegazione fa riferimento al fatto che in California è stata istituita da oltre un secolo una speciale authority per controllare la conservazione delle risorse idriche dello stato californiano. «Il fatto è che l’Iran soffre di una prolungata siccità, e questa è una tendenza globale. Sollevare queste domande non solo non risolve nessuno dei nostri problemi, ma ci impedirà di trovare le giuste soluzioni» ha chiuso la polemica il direttore del servizio Meteo iraniano.
LE TENSIONI
Tuttavia la carenza d’acqua e i problemi legati alle risorse idriche stanno mettendo a dura prova la popolazione. Da circa tre settimane in alcune città del Sud Khorramshahr e Abadan sono state teatro di diverse manifestazioni di protesta per la cattiva qualità dell’acqua potabile. L’esasperazione ha portato a scontri tra i manifestanti e la polizia, e l’ultima volta è finita in una sassaiola. In tv il ministro dell’Interno ha però smentito che vi siano stati dei feriti. Fare piovere a comando è però ormai possibile. Non è fantascienza. Da una decina d’anni è stata sviluppata una tecnologia che riesce nell’intento e sta facendo fare quattrini a palate ad una azienda svizzera, la Meteo System International. Un tempo c’erano le danze della pioggia o le benedizioni del parroco, oggi per avere un bell’acquazzone si ricorre all’inseminazione delle nuvole. I leader di questa tecnologia sono gli israeliani, i cinesi e gli americani.