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 2018  luglio 04 Mercoledì calendario

Il mago del sottosuolo che ha fatto il miracolo con i sommozzatori star

MAE SAI ( THAILANDIA) Si chiama Vern Unsworth, è inglese e da diversi anni vive con una moglie thai nella città di Chiang Rai a meno di un’ora dalle grotte di Tham Luang. È l’uomo che ha permesso col suo bagaglio di conoscenze di ritrovare in tempi relativamente brevi, viste le circostanze, i 12 atleti di una squadra di calcio locale e il loro allenatore dispersi per 10 giorni in queste cavità alluvionate.
Dopo rare dichiarazioni alla stampa sul pericolo di lasciare alimentare il fiume sotterraneo da due lati di affluenti, Mr Vern si è chiuso in silenzio nella sua “war room” dove ha elaborato i calcoli – celebri agli addetti ai lavori – che hanno rivoluzionato l’approccio delle ricerche e condotto al ritrovamento dei ragazzi. Per lui, ci risponde l’amico thai Chaiyon Srisamut, funzionario dell’ufficio del governatore di Chiang Rai, che è stato anche l’interprete del primo decisivo incontro di Vern con le massime autorità civili e militari, quando le ha convinte a seguire la sua pista.
«Quest’uomo, grazie alla sua instancabile passione di speleologo per la quale lo prendevamo in giro, ha salvato 13 vite», dice orgoglioso Srisamut. «Vern aveva esplorato in lungo e largo per anni le grotte che intrappolano i ragazzi, ma sempre nella stagione secca, mai con un anello d’acqua e fango attorno come adesso, con il rischio di diventare tumultuose da un momento all’altro com’è successo adesso con i ragazzi».
«Per questo – prosegue Chaiyon – è stata ancora più sorprendente la sua abilità di calcolare la posizione del gruppo usando per la prima volta nelle colline della foresta di Nan Nong un mappatore Gps che piazzò di fianco all’ingresso della grotta mentre i militari impazzivano dietro a mappe per loro stessa ammissione approssimative, dove non c’era nemmeno il tunnel usato poi dai soccorritori e descritto da Vern.
E il bello è che all’inizio non volevano dargli retta. Ero lì quando propose di convocare urgentemente da Londra i tre migliori specialisti di immersioni in grotta del mondo, perché era soltanto attraverso l’acqua, e non perforando la montagna, che si sarebbero potuti raggiungere i luoghi più difficili. Ma i nostri sub al massimo si erano addestrati lungo le coste marine o in qualche fiume e avevano timore di restare impanati nel fango».
«Il governatore – spiega l’ufficiale – non voleva assolutamente rischiare la vita degli stranieri, anche se Vern gli garantiva che i tre erano anche suoi amici e contava non solo sulla loro indiscussa bravura, ma anche sul loro coraggio e sul cuore tenero dei “salvatori di professione”. Fu così che, di fronte alla sicurezza e alla competenza di Vern, il governatore ordinò alla Marina thai di farsi assistere dal trio di sub britannici Robert Charles Harper, Richard Williams Stanton e John Volanthen. Gli stessi che hanno scovato la nicchia dove c’era un tempo la vasta “Pattaya beach” e dove si supponeva che si trovassero i dispersi».
«Vern ha eseguito i suoi calcoli – spiega Chaiyon – pensando proprio a quello che avrebbero incontrato i suoi amici nel cammino, con un misto di intuizione, supporto dei posizionatori satellitari e conoscenza dei posti, come la struttura delle formazioni rocciose che potevano essere penetrate durante allagamenti di quella portata soltanto da superspecialisti con il sangue freddo che sanno di avere tre ore di ossigeno e di vita dentro a un respiratore sommerso dalla melma».
«Così Vern ha potuto intuire – prosegue Chaiyon – che per aiutare i sub a passare in sicurezza nei tunnel irregolari e stretti dell’ultimo tratto a 3 chilometri e mezzo dall’entrata, le deboli pompe di drenaggio già in funzione non sarebbero bastate ad abbassare i livelli d’acqua e fango. Livelli che in caso di lunghe immersioni avrebbero di certo ostacolato la visuale e la capacità di movimento dei sub. Senza contare le conseguenze improvvise di ondate di piogge, come quelle previste a ogni ora e momento in questa stagione. Il governatore, che non voleva avere degli stranieri sulla coscienza e con l’approvazione degli specialisti dell’esercito, ha acconsentito a distruggere una parte dell’alveo secolare del fiume sotterraneo per far fuoriuscire l’acqua verso i campi di riso, anche se questo è potenzialmente in contrasto con le leggi di difesa dei parchi. Ma, come previsto dallo stesso Vern, ora l’acqua defluisce molto più rapidamente e soltanto così si potuto arrivare dove tutto il mondo sa. Più l’acqua se ne va, più le speranze aumentano».
È stato così che, pian piano – come ci rivela l’amico –, «l’iniziale diffidenza dei generali per Vern Unsworth e i suoi calcoli difficili da seguire perfino su una cartina tridimensionale come quella elaborata dai suoi computer, si è tramutata in ammirazione. «Ora lo considerano una specie di mago», aggiunge, «e hanno capito dagli errori passati che una mappatura della regione è necessaria non solo per questo caso, ma in generale per la conoscenza del territorio e delle sue dinamiche geologiche».